Un altro post poco interessante per aggiornare sulla nazionalità che oggi mi hanno affibbiato.
Ero al lavoro. Un tipo acquista delle cose, servito dalla mia collega. Dopo aver pagato dirige lo sguardo verso di me e borbotta qualcosa.
La collega mi chiama, io mi giro e presto attenzione all'uomo.
"You are beautyful, are you from Egypt?"
Cioè, mi spiegate perché devono sempre affibbiarmi nazionalità che non mi appartengono?
Mi ero quasi abituata al nomignolo di alcuni amici di centro-nord Germania che mi chiamano bayrische Italienerin (l'italiana bavarese) perché utilizzo dei costrutti bavaresi non potendoli differenziare dal tedesc standard... però nel giro di così pochi giorni ricevere una nazione al giorno mi sta facendo innervosire non poco!
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Monday, June 10, 2013
Missverständnis
Buon mezzogiorno!
Mi ritrovo qui per raccontare un episodio accaduto sabato scorso.
Innanzitutto rassicuro tutti coloro interessati al resto dei racconti riguardo il ComicFestival di Monaco che essi arriveranno presto. Sono ancora senza internet ed ho bisogno di tempo per coinciliare lo scrivere e pubblicare.
Peró per non far sentire la mia mancanza scrivo un raccontino, e perdonate se al posto delle lettere italiane a volte ci saranno lettere tedesche. La tastiera non é identica e a volte dimentico di controllare se è uscita la lettera corretta.
Dicevo, del raccontino.
Sabato scorso, presso Stachus (Karlsplatz), ero al lavoro fuori il negozio e organizzavo degli espositori. Si avvicina una donna, un po´ anziana devo dire, mi fissa. E poi attacca bottone.
"Che dice quello?"
Alzo gli occhi verso la piazza, c´é una manifestazione. Vedo gente con le bandiere turche e tutto il resto... quindi comprendo si tratti di un´ennesima manifestazione contro gli ultimi risvolti di cronaca in Turchia.
In quella piazza ogni giorno c´é qualcosa, specialmente il sabato. Che si festeggi il risultato positivo del FCBayern, che ci siano gli uomini del "Jesus liebt Dich", quelli di Dianetics o che cavolo ne so... c´é spesso una tamburellata, gente che gira, che urla...
Qualche volta addirittura carrozzoni per legalizzare l´erba!
Che dobbiamo fare, é la piazza dove succedono le cose. Qualsivoglia giorno della settimana si sopporta il fracasso e a fine giornata dopo la chiusura del negozio si alzano gli occhi a vedere che cosa é successo nelle passate ore.
"Oh, si tratta della Turchia, sa é successo che..." e volevo accennare quel poco che sapevo.
"Sí lo so che si tratta della Turchia. Volevo sapere che dice il tizio che parla al microfono."
Mi concentro un attimo per ascoltare. In genere non ci interessa cosa dicono. Se dovessimo stare ad ascoltare tutte le piazzate ogni giorno, credo non riusciremmo a continuare a lavorare nel negozio per oltre una settimana. Il colonnato amplifica il giá forte frastuono e non permette di riconoscere in modo corretto le parole. Ma in quel momento mi é sembrato di non identificare neanche una parola. Che il tipo stesse parlando in turco?
"Mi spiace, c´é troppo frastuono e non distinguo le parole. Ma non mi sembra che si stia parlando in tedesco."
Al che la donna, scocciata dalla mia incompetenza, borbotta "Se fosse stato tedesco avrei potuto capirlo da sola." E scappa via.
Insomma, vuol per caso tutto ció significare che la donna mi ha approcciata proprio affinché le traducessi dal turco?
Perché scusate, parlo quattro lingue ma non mi sembra di aver mai avuto la capacitá di parlare il turco. Cioé che modo sarebbe questo di comportarsi, importunare una ragazza che sta lavorando e pretendere che capisca cosa dicano in piazza in turco?
Ho i capelli leggermente piú scuri, ma non mi sembra di incarnare la tipica turca.
Conosco molte persone che provengono dalla Turchia. Anzi, penso che la maggior parte sia nata qui e che la famiglia sia arrivata qui 3 generazioni fa. Peró hanno tutti il doppio passaporto.
Sono persone adorabili, ma non mi somigliano per nulla. Se guardi un originario della Turchia e guardi me, non c´é similitudine. I miei lineamenti sono diversi.
La cosa mi ha dato coi tanto fastidio che tutta la serata ero ancora irritata.
Entra un turista nel negoyzio, non sa parlare nessuna lingua eccetto la propria lingua madre. Attacca a parlarla sperando di essere capito. A volte se parla italiano o spagnolo e ci sono io... ha fortuna. Se parla russo meglio se ci sia qualche altra collega. Idem col francese e il turco.
Ma che una donna (presumibilmente tedesca) mi si avvicini e pretenda che io debba sapere il turco per dirle cosa dice l´uomo in piazza... ma che mi significa?
Ancora una volta una dimostrazione di mancanza di stile del popolo tedesco.
Se proprio devi, allora puoi usare una di quelle caspita di formule supermegacomplicate della lingua tedesca, ma che sono molto höflich tipo "Mi scusi, per caso sa che sta dicendo l´uomo in piazza, sono molto curiosa ma non capisco il turco. Lei sa parlarlo?"
Non che mi dai per scontato che sono straniera, e visto che ci sono cinquanta turchi in piazza lo sono pure io. Sono in un negozio e sto lavorando, non sono in piazza con una bandiera della Turchia.
E anche se fossi in piazza con la bandiera, potrei semplicemente abbracciare la causa e simpatizzare, pur non essendo turca.
Ma lo connette il cervello la gente, prima di parlare?
Mi ritrovo qui per raccontare un episodio accaduto sabato scorso.
Innanzitutto rassicuro tutti coloro interessati al resto dei racconti riguardo il ComicFestival di Monaco che essi arriveranno presto. Sono ancora senza internet ed ho bisogno di tempo per coinciliare lo scrivere e pubblicare.
Peró per non far sentire la mia mancanza scrivo un raccontino, e perdonate se al posto delle lettere italiane a volte ci saranno lettere tedesche. La tastiera non é identica e a volte dimentico di controllare se è uscita la lettera corretta.
Dicevo, del raccontino.
Sabato scorso, presso Stachus (Karlsplatz), ero al lavoro fuori il negozio e organizzavo degli espositori. Si avvicina una donna, un po´ anziana devo dire, mi fissa. E poi attacca bottone.
"Che dice quello?"
Alzo gli occhi verso la piazza, c´é una manifestazione. Vedo gente con le bandiere turche e tutto il resto... quindi comprendo si tratti di un´ennesima manifestazione contro gli ultimi risvolti di cronaca in Turchia.
In quella piazza ogni giorno c´é qualcosa, specialmente il sabato. Che si festeggi il risultato positivo del FCBayern, che ci siano gli uomini del "Jesus liebt Dich", quelli di Dianetics o che cavolo ne so... c´é spesso una tamburellata, gente che gira, che urla...
Qualche volta addirittura carrozzoni per legalizzare l´erba!
Che dobbiamo fare, é la piazza dove succedono le cose. Qualsivoglia giorno della settimana si sopporta il fracasso e a fine giornata dopo la chiusura del negozio si alzano gli occhi a vedere che cosa é successo nelle passate ore.
"Oh, si tratta della Turchia, sa é successo che..." e volevo accennare quel poco che sapevo.
"Sí lo so che si tratta della Turchia. Volevo sapere che dice il tizio che parla al microfono."
Mi concentro un attimo per ascoltare. In genere non ci interessa cosa dicono. Se dovessimo stare ad ascoltare tutte le piazzate ogni giorno, credo non riusciremmo a continuare a lavorare nel negozio per oltre una settimana. Il colonnato amplifica il giá forte frastuono e non permette di riconoscere in modo corretto le parole. Ma in quel momento mi é sembrato di non identificare neanche una parola. Che il tipo stesse parlando in turco?
"Mi spiace, c´é troppo frastuono e non distinguo le parole. Ma non mi sembra che si stia parlando in tedesco."
Al che la donna, scocciata dalla mia incompetenza, borbotta "Se fosse stato tedesco avrei potuto capirlo da sola." E scappa via.
Insomma, vuol per caso tutto ció significare che la donna mi ha approcciata proprio affinché le traducessi dal turco?
Perché scusate, parlo quattro lingue ma non mi sembra di aver mai avuto la capacitá di parlare il turco. Cioé che modo sarebbe questo di comportarsi, importunare una ragazza che sta lavorando e pretendere che capisca cosa dicano in piazza in turco?
Ho i capelli leggermente piú scuri, ma non mi sembra di incarnare la tipica turca.
Conosco molte persone che provengono dalla Turchia. Anzi, penso che la maggior parte sia nata qui e che la famiglia sia arrivata qui 3 generazioni fa. Peró hanno tutti il doppio passaporto.
Sono persone adorabili, ma non mi somigliano per nulla. Se guardi un originario della Turchia e guardi me, non c´é similitudine. I miei lineamenti sono diversi.
La cosa mi ha dato coi tanto fastidio che tutta la serata ero ancora irritata.
Entra un turista nel negoyzio, non sa parlare nessuna lingua eccetto la propria lingua madre. Attacca a parlarla sperando di essere capito. A volte se parla italiano o spagnolo e ci sono io... ha fortuna. Se parla russo meglio se ci sia qualche altra collega. Idem col francese e il turco.
Ma che una donna (presumibilmente tedesca) mi si avvicini e pretenda che io debba sapere il turco per dirle cosa dice l´uomo in piazza... ma che mi significa?
Ancora una volta una dimostrazione di mancanza di stile del popolo tedesco.
Se proprio devi, allora puoi usare una di quelle caspita di formule supermegacomplicate della lingua tedesca, ma che sono molto höflich tipo "Mi scusi, per caso sa che sta dicendo l´uomo in piazza, sono molto curiosa ma non capisco il turco. Lei sa parlarlo?"
Non che mi dai per scontato che sono straniera, e visto che ci sono cinquanta turchi in piazza lo sono pure io. Sono in un negozio e sto lavorando, non sono in piazza con una bandiera della Turchia.
E anche se fossi in piazza con la bandiera, potrei semplicemente abbracciare la causa e simpatizzare, pur non essendo turca.
Ma lo connette il cervello la gente, prima di parlare?
Monday, June 3, 2013
E non c'è internet!
Volevo mettere online le mie impressioni e un sunto delle conferenze che ho seguito al Comic Festival Muenchen, ma internet a casa non funziona. Stiamo cambiando il contratto e simpaticamente ci hanno lasciato appesi al nulla. Adesso sono in prestito altrove, scrivo due righe per salutare tutte le persone nuove che ho conosciuto e quelle vecchie che ho reincontrato. Mi spiace che potranno leggermi solo gli italiani se scrivo solo in italiano, ma va bene comunque!
Ancora non sono così nerd (e tantomeno sicura delle mie capacità linguistiche) per poter scrivere e riscrivere i post in tutte le lingue.
Ciao!
Ancora non sono così nerd (e tantomeno sicura delle mie capacità linguistiche) per poter scrivere e riscrivere i post in tutte le lingue.
Ciao!
Saturday, October 6, 2012
Continue illusioni e permanenti delusioni
Non so quanti post ho abbozzato e non pubblicato, negli ultimi tempi. Ma questo lo pubblico. A costo di lasciare in rete la firma sotto un pezzo pieno di errori ortografici e grammaticali.
Sì, non ce la faccio più. Avevo anche promesso di far sentire la mia forza polemica a tutti gli amici lontani, e invece sono stata fin troppo a lungo zitta.
Questa volta, si tratta di Lucca Comics. Edizione 2012. Ma probabilmente vale anche per le edizioni precedeti... e per quelli seguenti, se nessuno mi sta a sentire.
Se ne parlava con degli amici. Lo sapete, ormai, che io vivo in Germania. Giusto? Ebbene, entrando sempre più nel mondo fumettaro tedesco, ho iniziato a far paragoni e a divulgare un po' della cultura italiana del fumetto. Facendo distinzioni tra come era quando io ho iniziato e come si è evoluta in questi... 10 anni? Forse anche 12 o 13...
Il punto è che se davvero voglio fumettare, almeno a Lucca ci devo andare. E tenere d'occhio quel che succede nel mio paese d'origine, che un passo avanti rispetto la Germania - almeno fumettisticamente - ci sta ancora. E poi ovviamente tenermi al passo con quel che succede nel paese in cui vivo, altrimenti non avrebbe senso viverci, se fossi così troppo legata a casa mia.
Sì, son famosa anche per essere molto prolissa.
Dicevo di Lucca. Insomma volevamo andarci. E poiché quattro giorni possono essere tanti, soprattutto se la fiera è in una lingua di cui non hai nessuna idea, e neanche puoi far man bassa di fumetti perché tanto non puoi leggerli... volevo vedere quali giorni fossero i migliori per star in fiera e quali invece per cazzeggiare.
Apro il sito, guardo un po' in giro, mi viene il disgusto.
Devo scendere nei dettagli?
Forse è che a me non è chiaro il target a cui vogliono rivolgersi, ma mi sembra davvero che il programma (generale, per padiglione e per area) sia una gran presa per i fondelli. Decisamente.
Partiamo da questa: la novità dell'anno. E di che si tratta? Un mangaka contest! Come se i mangaka si potessero fare in Italia. Certo. E farli studiare a Firenze. Sì, sì. Sicuramente. Perché è la città famosa per essere la più a ovest del Giappone. Sicuramente. E giustamente dai 14 anni in su. Perché tua madre a 14 anni se sei del profondo sud ti manda a fare un corso di fumetti a Firenze.
E se ti ci manda è una degenerata. Ha fatto bene mia madre a non mandare me, quando ne avevo io 14. Fategli imparare a leggere e scrivere prima. Magari anche a far di conto. Poi dopo possono anche dedicarsi al disegno ed alla narrazione. Davvero, è vergognoso incontrare persone che non sanno neanche parlare la propria lingua madre!
Restiamo in area giapponese. Presentano un libro. Non si capisce granché, magari è anche scritto bene il libro di per sè, ma la storia mi sembra una gran stupidaggine.
Ve lo consiglio io un bel libro (per ragazzi, visto che suppongo il libro sia per ragazzi sotto la ventina nonostante la protagonista abbia 22 anni... o per universitari falliti in depressione magari?), uno che parla davvero di fumetti e di orgoglio verso le proprie passioni... ed anche piuttosto realistico. Si tratta di Come un fumetto giapponese di Gianfranco Liori. Io lo lessi parecchi anni fa. Forse il libro per ragazzi più valido che io abbia mai letto in vita mia. Leggetelo e fatevi una cultura. Quello è un libro. Quella è una storia. Lì si parla di passione per i fumetti. Capito?
Ma poi quest'altra cosa, quella di dover accozzare tutte 'ste robe giapponesi quante più possibili si trovino, in quest'area Giappone... che senso ha? I giapponesi hanno la lebbra e non possono star vicino a Spider-Man... o viceversa? Perché non fate un padiglione America dove mettete le foto dei grattacieli e il bancone che vende sandwich e hotdog? Fanno più schifo degli pseudo-ramen istantanei in scatola? Secondo me sono anche più buoni visto che invece di essere di cartone dovrebbero essere fatti di plastica e scaldati su una piastra invece che con acqua calda. (e attenzione: io amo le schifezze giapponesi fatte con l'acqua calda!)
Dunque, qualcuno me lo spiega perché c'è una mostra di foto del fotografo capo di uno studio di foto moda giapponese? Che ha a che fare col fumetto? C'è un collegamento visibile? Avrei capito una mostra di foto di documentazione fatte da un fumettista ed i suoi assistenti per poter lavorare ad un fumetto... ma questo che c'entra? Semplice e pura mania di espansione per potersi grattare la pancia e tirarsela? Fantastico, stupendo, bravi.
Per quanto riguarda l'area giapponese (di cui non vedo motivo di esistere...) mi fermo qui.
La sezione Comics purtroppo non mi dice nulla del programma, mi dice solo dell'incontro con gli editor (che è molto a botta di culo e a moda del momento) e un altro paio di incontri... Scusate se magari a un Lucca Comics (and Games) mi aspettavo di partecipare a qualcosa a proposito di fumetto! Forse ho sbagliato fiera!?
Oh, che vedo! C'è una lista degli ospiti, ma ancora (o forse non lo farà mai sapere) non dice dove e quando ci sarà chi... come faccio a scegliere il giorno in cui voglio visitare Lucca se è tutto a culo? E poi attenzione, non finiscono qui... ce ne saranno altri? Ah sì, ogni casa editrice si procura i propri... chiaro!
Delle informazioni sulle mostre almeno non possiamo lamentarci. Si capisce abbastanza cosa c'è. Meno male almeno questo! E sembrano anche in tematica fumettistica, quale sorpresa!
Lo sapete che altro c'è che non mi convince?
Musica e Cosplay. Perché deve essere tutto rivolto al Giappone? Che mi significano questi DJ e questi tizi che vengono a suonarci canzoni sconosciute? Solo perché il Giappone e l'Asia in generale vende e crea traffico? A me non è mai spiaciuto sorbirmi due giorni di fila i Raggi Fotonici e due giorni di fila i Gemboy... e poi se sei fortunato in uno dei quattro giorni acchiappi anche Cristina d'Avena o Giorgio Vanni. E poi ci sono i classici incontri/conferenze con Cavalieri del Re, MeleVerdi e tutta quella gente lì... dove sono?
Oddio, non che io ne fossi proprio una fan, ma non mi sembra normale questo cambiamento così drastico! Io leggo fumetti e se vado ad una fiera di fumetti (e giochi, ma di giochi me ne intendo poco e alla fiera ci vado a farmi due risate ma non ci spendo troppo tempo/denaro) vorrei avere a che fare col fumetto. Incontri, conferenze, workshop... preview... ma dove sono? Qua sembra che le uniche cose che ci saranno sono riproduzioni talmente fedeli da essere finte delle cose giappofile per bimbiminchia che non sanno nè leggere nè scrivere. E' sbagliato far di tutta l'erba un fascio, ma... questa è l'idea che mi date.
E più mi guardo indietro più mi sembra di non aver sbagliato ad essere andata via estrapolandomi da quel mondo ormai diventato malato.
Qui sorge la domanda: vale la pena andarci, a Lucca?
Sì, non ce la faccio più. Avevo anche promesso di far sentire la mia forza polemica a tutti gli amici lontani, e invece sono stata fin troppo a lungo zitta.
Questa volta, si tratta di Lucca Comics. Edizione 2012. Ma probabilmente vale anche per le edizioni precedeti... e per quelli seguenti, se nessuno mi sta a sentire.
Se ne parlava con degli amici. Lo sapete, ormai, che io vivo in Germania. Giusto? Ebbene, entrando sempre più nel mondo fumettaro tedesco, ho iniziato a far paragoni e a divulgare un po' della cultura italiana del fumetto. Facendo distinzioni tra come era quando io ho iniziato e come si è evoluta in questi... 10 anni? Forse anche 12 o 13...
Il punto è che se davvero voglio fumettare, almeno a Lucca ci devo andare. E tenere d'occhio quel che succede nel mio paese d'origine, che un passo avanti rispetto la Germania - almeno fumettisticamente - ci sta ancora. E poi ovviamente tenermi al passo con quel che succede nel paese in cui vivo, altrimenti non avrebbe senso viverci, se fossi così troppo legata a casa mia.
Sì, son famosa anche per essere molto prolissa.
Dicevo di Lucca. Insomma volevamo andarci. E poiché quattro giorni possono essere tanti, soprattutto se la fiera è in una lingua di cui non hai nessuna idea, e neanche puoi far man bassa di fumetti perché tanto non puoi leggerli... volevo vedere quali giorni fossero i migliori per star in fiera e quali invece per cazzeggiare.
Apro il sito, guardo un po' in giro, mi viene il disgusto.
Devo scendere nei dettagli?
Forse è che a me non è chiaro il target a cui vogliono rivolgersi, ma mi sembra davvero che il programma (generale, per padiglione e per area) sia una gran presa per i fondelli. Decisamente.
Partiamo da questa: la novità dell'anno. E di che si tratta? Un mangaka contest! Come se i mangaka si potessero fare in Italia. Certo. E farli studiare a Firenze. Sì, sì. Sicuramente. Perché è la città famosa per essere la più a ovest del Giappone. Sicuramente. E giustamente dai 14 anni in su. Perché tua madre a 14 anni se sei del profondo sud ti manda a fare un corso di fumetti a Firenze.
E se ti ci manda è una degenerata. Ha fatto bene mia madre a non mandare me, quando ne avevo io 14. Fategli imparare a leggere e scrivere prima. Magari anche a far di conto. Poi dopo possono anche dedicarsi al disegno ed alla narrazione. Davvero, è vergognoso incontrare persone che non sanno neanche parlare la propria lingua madre!
Restiamo in area giapponese. Presentano un libro. Non si capisce granché, magari è anche scritto bene il libro di per sè, ma la storia mi sembra una gran stupidaggine.
Ve lo consiglio io un bel libro (per ragazzi, visto che suppongo il libro sia per ragazzi sotto la ventina nonostante la protagonista abbia 22 anni... o per universitari falliti in depressione magari?), uno che parla davvero di fumetti e di orgoglio verso le proprie passioni... ed anche piuttosto realistico. Si tratta di Come un fumetto giapponese di Gianfranco Liori. Io lo lessi parecchi anni fa. Forse il libro per ragazzi più valido che io abbia mai letto in vita mia. Leggetelo e fatevi una cultura. Quello è un libro. Quella è una storia. Lì si parla di passione per i fumetti. Capito?
Ma poi quest'altra cosa, quella di dover accozzare tutte 'ste robe giapponesi quante più possibili si trovino, in quest'area Giappone... che senso ha? I giapponesi hanno la lebbra e non possono star vicino a Spider-Man... o viceversa? Perché non fate un padiglione America dove mettete le foto dei grattacieli e il bancone che vende sandwich e hotdog? Fanno più schifo degli pseudo-ramen istantanei in scatola? Secondo me sono anche più buoni visto che invece di essere di cartone dovrebbero essere fatti di plastica e scaldati su una piastra invece che con acqua calda. (e attenzione: io amo le schifezze giapponesi fatte con l'acqua calda!)
Dunque, qualcuno me lo spiega perché c'è una mostra di foto del fotografo capo di uno studio di foto moda giapponese? Che ha a che fare col fumetto? C'è un collegamento visibile? Avrei capito una mostra di foto di documentazione fatte da un fumettista ed i suoi assistenti per poter lavorare ad un fumetto... ma questo che c'entra? Semplice e pura mania di espansione per potersi grattare la pancia e tirarsela? Fantastico, stupendo, bravi.
Per quanto riguarda l'area giapponese (di cui non vedo motivo di esistere...) mi fermo qui.
La sezione Comics purtroppo non mi dice nulla del programma, mi dice solo dell'incontro con gli editor (che è molto a botta di culo e a moda del momento) e un altro paio di incontri... Scusate se magari a un Lucca Comics (and Games) mi aspettavo di partecipare a qualcosa a proposito di fumetto! Forse ho sbagliato fiera!?
Oh, che vedo! C'è una lista degli ospiti, ma ancora (o forse non lo farà mai sapere) non dice dove e quando ci sarà chi... come faccio a scegliere il giorno in cui voglio visitare Lucca se è tutto a culo? E poi attenzione, non finiscono qui... ce ne saranno altri? Ah sì, ogni casa editrice si procura i propri... chiaro!
Delle informazioni sulle mostre almeno non possiamo lamentarci. Si capisce abbastanza cosa c'è. Meno male almeno questo! E sembrano anche in tematica fumettistica, quale sorpresa!
Lo sapete che altro c'è che non mi convince?
Musica e Cosplay. Perché deve essere tutto rivolto al Giappone? Che mi significano questi DJ e questi tizi che vengono a suonarci canzoni sconosciute? Solo perché il Giappone e l'Asia in generale vende e crea traffico? A me non è mai spiaciuto sorbirmi due giorni di fila i Raggi Fotonici e due giorni di fila i Gemboy... e poi se sei fortunato in uno dei quattro giorni acchiappi anche Cristina d'Avena o Giorgio Vanni. E poi ci sono i classici incontri/conferenze con Cavalieri del Re, MeleVerdi e tutta quella gente lì... dove sono?
Oddio, non che io ne fossi proprio una fan, ma non mi sembra normale questo cambiamento così drastico! Io leggo fumetti e se vado ad una fiera di fumetti (e giochi, ma di giochi me ne intendo poco e alla fiera ci vado a farmi due risate ma non ci spendo troppo tempo/denaro) vorrei avere a che fare col fumetto. Incontri, conferenze, workshop... preview... ma dove sono? Qua sembra che le uniche cose che ci saranno sono riproduzioni talmente fedeli da essere finte delle cose giappofile per bimbiminchia che non sanno nè leggere nè scrivere. E' sbagliato far di tutta l'erba un fascio, ma... questa è l'idea che mi date.
E più mi guardo indietro più mi sembra di non aver sbagliato ad essere andata via estrapolandomi da quel mondo ormai diventato malato.
Qui sorge la domanda: vale la pena andarci, a Lucca?
Saturday, July 7, 2012
Codici a barTe
Conoscete quei quadratini simpatici fatti di puntini, altrimenti conosciuti anche come codici a barre? Non esattamente quelli fatti di lineette come i cari vecchi codici sui pacchi di pasta del supermercato, ma quelli di forma quadrata che inizialmente erano sui biglietti aerei o dei treni che stampavi a casa dopo aver acquistato il tuo viaggio online.
Quegli stessi quadretti che, se hai uno smartphone, potevi mostrare all'entrata prima di salire sull'aereo direttamente dallo schermo del telefono ed un apparecchio dell'aereoporto era in grado di farne una scansione.
Ebbene, da un po' di tempo a questa parte funziona anche il procedimento inverso. O forse era già possibile ma io non lo sapevo.
Trovi un quadratino per strada, gli fai una foto con lo smartphone e via a scoprire quale segreto si cela dietro quei puntini.
Adesso, ci sono due occasioni che mi portano a scrivere qualche riga in proposito.
La prima occasione, una mostra. Il 26 giugno 2012 si è tenuta Test Wall, una piccola mostra-esame degli studenti di fotografia della classe del professor Rehm (http://www.fotoklasse-rehm.de), Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera. Sono andata con degli amici a dare un'occhiata. Vi erano dei lavori degni di nota, alcuni che li guardi e pensi che siano cose già fatte, altri che non si fanno neanche notare.
E nell'ambito di questa mostra, c'era un lavoro che mi ha fatto riflettere.
Si tratta di queste fotografie:
Esatto.
Sono tre codicini a barre da smartphone incorniciati.
Ovviamente non si tratta solo di codici, se vengono fotografati con lo smartphone si riceve la fotografia vera, o comunque quella che siamo più abituati a ritenere tale.
Per il lavoro completo con le foto, e per vedere anche il portfolio dell'autrice, vi rimando al suo sito: KATARINA SOPČIĆ (codici a barre: http://cargocollective.com/katarinasopcic/the-undefined-feeling).
Interessante riflessione, vero?
L'evento che mi ha però spinto a voler trattare questo argomento è un altro. La pubblicità.
In genere i cartelloni pubblicitari, per rimandare alla ricerca di ulteriori informazioni, riportano una frase del tipo "Mehr Info unten:" e un sito web, numero di telefono, indirizzo, qualsivoglia altro recapito. Sì, ormai credo poter dire che oltre a queste informazioni più classiche, nel 98% dei casi c'è anche quel famigerato codice a barre.
Di recente però ho notato un particolare: numero di telefono, sito web, altre informazioni... non ci sono più! Mi sono già capitati sotto gli occhi 3-4 manifesti senza rimandi alla ricerca di informazioni, ma con il codicino in un angolino, pronto per la scansione.
E la cosa si è fatta quasi insopportabile adesso che sono giorni che vedo un manifesto, cerco di ricordarmi le parole chiave ma... ogni qualvolta che voglio rivolgermi alla ricerca online per avere informazioni in proposito, dimentico cosa esattamente devo cercare!
In alto c'è scritto SUMMER e altre due parole, sotto una frase in cui si dice che questa estate appartiene ai grandi e vi sono dei nomi di alcuni musicisti. Ho provato a inserire queste frasi ma in ricerca ma nulla di fatto.
In basso a sinistra c'è il codice e una frase: "Fotografa il codice, e scopri i dettagli." (ovviamente in tedesco)
E chi non ha uno smartphone?! Mi sento tagliata fuori.
Credo si tratti di un festival musicale, o magari di un programma radio. Ma perchè non posso sapere anche io di che si tratta invece di pippeggiarmi?
Probabilmente sul mio cellulare sarebbe installabile un lttore di codici, peccato che per uno strano motivo non ben chiaro non ci si riesce ad installare proprio nulla, neanche il programma apposito fi facebook, twitter e cose simili! -.-'
Che cellulare ho? Uno smartphone. Un Blackberry. E non funziona se non come cellulare normale e come navigazione wap. Che tristezza.
E il bello è che queste cose non ci sono solo qui, in Germania. Ho trovato informazioni interessanti anche per quanto riguarda iniziative in Italia: turismo via codice.
Adesso vorrei invitare alla discussione riguardo l'utilizzo di questi codici. Sono certamente una cosa interessante ed innovativa. Ma davvero è il caso non menzionare neanche un sito web o un numero telefonico, in favore del solo affidarsi al codice? Siamo già così avanti? Sono io e pochi altri sfigati i soli ad essere tagliati fuori?
Quegli stessi quadretti che, se hai uno smartphone, potevi mostrare all'entrata prima di salire sull'aereo direttamente dallo schermo del telefono ed un apparecchio dell'aereoporto era in grado di farne una scansione.
Ebbene, da un po' di tempo a questa parte funziona anche il procedimento inverso. O forse era già possibile ma io non lo sapevo.
Trovi un quadratino per strada, gli fai una foto con lo smartphone e via a scoprire quale segreto si cela dietro quei puntini.
Adesso, ci sono due occasioni che mi portano a scrivere qualche riga in proposito.
La prima occasione, una mostra. Il 26 giugno 2012 si è tenuta Test Wall, una piccola mostra-esame degli studenti di fotografia della classe del professor Rehm (http://www.fotoklasse-rehm.de), Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera. Sono andata con degli amici a dare un'occhiata. Vi erano dei lavori degni di nota, alcuni che li guardi e pensi che siano cose già fatte, altri che non si fanno neanche notare.
E nell'ambito di questa mostra, c'era un lavoro che mi ha fatto riflettere.
Si tratta di queste fotografie:
Esatto.
Sono tre codicini a barre da smartphone incorniciati.
Ovviamente non si tratta solo di codici, se vengono fotografati con lo smartphone si riceve la fotografia vera, o comunque quella che siamo più abituati a ritenere tale.
Per il lavoro completo con le foto, e per vedere anche il portfolio dell'autrice, vi rimando al suo sito: KATARINA SOPČIĆ (codici a barre: http://cargocollective.com/katarinasopcic/the-undefined-feeling).
Interessante riflessione, vero?
L'evento che mi ha però spinto a voler trattare questo argomento è un altro. La pubblicità.
In genere i cartelloni pubblicitari, per rimandare alla ricerca di ulteriori informazioni, riportano una frase del tipo "Mehr Info unten:" e un sito web, numero di telefono, indirizzo, qualsivoglia altro recapito. Sì, ormai credo poter dire che oltre a queste informazioni più classiche, nel 98% dei casi c'è anche quel famigerato codice a barre.
Di recente però ho notato un particolare: numero di telefono, sito web, altre informazioni... non ci sono più! Mi sono già capitati sotto gli occhi 3-4 manifesti senza rimandi alla ricerca di informazioni, ma con il codicino in un angolino, pronto per la scansione.
E la cosa si è fatta quasi insopportabile adesso che sono giorni che vedo un manifesto, cerco di ricordarmi le parole chiave ma... ogni qualvolta che voglio rivolgermi alla ricerca online per avere informazioni in proposito, dimentico cosa esattamente devo cercare!
In alto c'è scritto SUMMER e altre due parole, sotto una frase in cui si dice che questa estate appartiene ai grandi e vi sono dei nomi di alcuni musicisti. Ho provato a inserire queste frasi ma in ricerca ma nulla di fatto.
In basso a sinistra c'è il codice e una frase: "Fotografa il codice, e scopri i dettagli." (ovviamente in tedesco)
E chi non ha uno smartphone?! Mi sento tagliata fuori.
Credo si tratti di un festival musicale, o magari di un programma radio. Ma perchè non posso sapere anche io di che si tratta invece di pippeggiarmi?
Probabilmente sul mio cellulare sarebbe installabile un lttore di codici, peccato che per uno strano motivo non ben chiaro non ci si riesce ad installare proprio nulla, neanche il programma apposito fi facebook, twitter e cose simili! -.-'
Che cellulare ho? Uno smartphone. Un Blackberry. E non funziona se non come cellulare normale e come navigazione wap. Che tristezza.
E il bello è che queste cose non ci sono solo qui, in Germania. Ho trovato informazioni interessanti anche per quanto riguarda iniziative in Italia: turismo via codice.
Adesso vorrei invitare alla discussione riguardo l'utilizzo di questi codici. Sono certamente una cosa interessante ed innovativa. Ma davvero è il caso non menzionare neanche un sito web o un numero telefonico, in favore del solo affidarsi al codice? Siamo già così avanti? Sono io e pochi altri sfigati i soli ad essere tagliati fuori?
Thursday, July 5, 2012
Se vuoi recuperare qualcosa devi chiederti perché l'hai fatta sparire
Se vuoi recuperare qualcosa devi chiederti perché l'hai fatta sparire.
E se la risposta è che vuoi continui ad essere sparita, allora bene: non devi recuperarla.
Sono giunta a questa conclusione mentre scendevo la lista dei post del mio vecchio blog. Adesso nessuno può più visitarlo. Non l'ho cancellato ma l'ho resto nascosto e non vi si può accedere se non tramite il mio account.
Perché mai?
Ormai era diventato una specie di monumento commemorativo della - chiamiamola così - mia vecchia vita e vetrina di tutte le esperienze che mi hanno segnata dal 2005 in poi.
Scorrevo la lista dei post pensando che forse tra i vari post vi erano anche degli articoli interessanti da riproporre su questo blog affinché sia ancora possibile leggerli. Ma la cosa non è così semplice perché ho sempre avuto l'abitudine di non mettere le etichette in modo sistematico e perché i titoli dei post quasi mai avevano a che fare col contenuto.
Quel blog è davvero un diario. Adesso vorrei concentrarmi principalmente sulla mia ricerca artistica, su informazioni interessanti da commentare e divulgare, e sul fumetto e l'arte.
Certo, i miei pensieri e la mia vita sono e saranno sempre un elemento insostituibile e basilare per quel che raccoglierò qui sopra, ma penso di voler avere una linea di azione più professionale e tematica.
Speriamo di riuscirci.
E se la risposta è che vuoi continui ad essere sparita, allora bene: non devi recuperarla.
Sono giunta a questa conclusione mentre scendevo la lista dei post del mio vecchio blog. Adesso nessuno può più visitarlo. Non l'ho cancellato ma l'ho resto nascosto e non vi si può accedere se non tramite il mio account.
Perché mai?
Ormai era diventato una specie di monumento commemorativo della - chiamiamola così - mia vecchia vita e vetrina di tutte le esperienze che mi hanno segnata dal 2005 in poi.
Scorrevo la lista dei post pensando che forse tra i vari post vi erano anche degli articoli interessanti da riproporre su questo blog affinché sia ancora possibile leggerli. Ma la cosa non è così semplice perché ho sempre avuto l'abitudine di non mettere le etichette in modo sistematico e perché i titoli dei post quasi mai avevano a che fare col contenuto.
Quel blog è davvero un diario. Adesso vorrei concentrarmi principalmente sulla mia ricerca artistica, su informazioni interessanti da commentare e divulgare, e sul fumetto e l'arte.
Certo, i miei pensieri e la mia vita sono e saranno sempre un elemento insostituibile e basilare per quel che raccoglierò qui sopra, ma penso di voler avere una linea di azione più professionale e tematica.
Speriamo di riuscirci.
Saturday, June 23, 2012
Pensieri - L'arte mi insegue?
Sì, beh... ci ho messo un pochino a riuscire a trascinarmi nella doccia, dopo il ritorno dal lavoro. Ero a pezzi. Sono a pezzi. Non credo il lavoro fosse il motivo della mia debolezza e stanchezza, almeno non il principale. Ritengo si tratti in parte anche del caldo che è arrivato (e che io, a dispetto delle mie origini, non riesco a sopportare), del föhn o di non so che altro.
Ad ogni modo, quel che volevo raccontare è che, nella doccia, mentre mi accingevo a prendere il flacone del sapone ho guardato verso la base. Ho visto i flaconi nell'angolo della cabina doccia, nel centro c'erano i miei piedi, delle goccie d'acqua e dell'acqua che scorreva.
Così come ho visto questa immagine, quel che ho pensato è stato: "Dov'è il telefono devo fare una foto", poi mi sono resa conto che il telefono, o qualsivoglia altro apparecchio per fissare questa immagine non era a portata di mano, e quindi ora c'è solo uno sbiadito ricordo nella mia testa.
Le luci, le ombre, la composizione piedi-flaconi-basedoccia... non lo so cosa ci fosse ma c'era qualcosa. Qualcosa di artistico. E come sempre quando vedo qualche immagine di questo tipo mi blocco a fissare, e poi mi rendo conto che sorrido.
Mah!
Mi è successo anche un'altra volta, credo poco più di un mese fa, fissando una finestra. In quella occasione ho fatto una foto dal cellulare. Ma non so perché, avrei voluto poter essere libera di esprimermi anche con altri mezzi. Un'altra volta ho provato a disegnare la medesima finestra. Ma la luce era diversa, il mio stato d'animo probabilmente pure... e l'angolazione e tutto... quella stessa finestra non era la medesima finestra.
Potrei andare avanti per ore ma mi fermo qui.
E spero di conservare il ricordo di quella immagine della doccia ancora a lungo. Era davvero un pezzo d'arte.
Ad ogni modo, quel che volevo raccontare è che, nella doccia, mentre mi accingevo a prendere il flacone del sapone ho guardato verso la base. Ho visto i flaconi nell'angolo della cabina doccia, nel centro c'erano i miei piedi, delle goccie d'acqua e dell'acqua che scorreva.
Così come ho visto questa immagine, quel che ho pensato è stato: "Dov'è il telefono devo fare una foto", poi mi sono resa conto che il telefono, o qualsivoglia altro apparecchio per fissare questa immagine non era a portata di mano, e quindi ora c'è solo uno sbiadito ricordo nella mia testa.
Le luci, le ombre, la composizione piedi-flaconi-basedoccia... non lo so cosa ci fosse ma c'era qualcosa. Qualcosa di artistico. E come sempre quando vedo qualche immagine di questo tipo mi blocco a fissare, e poi mi rendo conto che sorrido.
Mah!
Mi è successo anche un'altra volta, credo poco più di un mese fa, fissando una finestra. In quella occasione ho fatto una foto dal cellulare. Ma non so perché, avrei voluto poter essere libera di esprimermi anche con altri mezzi. Un'altra volta ho provato a disegnare la medesima finestra. Ma la luce era diversa, il mio stato d'animo probabilmente pure... e l'angolazione e tutto... quella stessa finestra non era la medesima finestra.
Potrei andare avanti per ore ma mi fermo qui.
E spero di conservare il ricordo di quella immagine della doccia ancora a lungo. Era davvero un pezzo d'arte.
Sunday, June 17, 2012
Pensieri - Ascoltando una canzone
Un'amica mi ha fatto ascoltare questa canzone. Stavo seguendo il testo mentre ascoltavo la melodia.
Una parola: bello.
Once in a house on a hill
A boy got angry
He broke into my heart
For a day and a night
I stayed beside him
Until I had no hope
So I came down the hill
Of course I was hurt
But then I started to think
It shouldn't hurt me to be free
It's what I really need
To pull myself together
But if it's so good being free
Would you mind telling me
Why I don't know what to do with myself
There's a bar by the dock
Where I found myself
Drinking with this man
He offered me a cigarette
And I accepted
'Cause it's been a very long time
As it burned 'till the end
I thought of the boy
No one could ever forget
It shouldn't hurt me to be free
It's what I really need
To pull myself together
But if it's so good being free
Would you mind telling me
Why I don't know what to do with myself
To pull myself together
But if it's so good being free
Would you mind telling me
Why I don't know what to do with myself
To pull myself together
But if it's so good being free
Would you mind telling me
Why I don't know what to do with myself.
Una parola: bello.
Once in a house on a hill
A boy got angry
He broke into my heart
For a day and a night
I stayed beside him
Until I had no hope
So I came down the hill
Of course I was hurt
But then I started to think
It shouldn't hurt me to be free
It's what I really need
To pull myself together
But if it's so good being free
Would you mind telling me
Why I don't know what to do with myself
There's a bar by the dock
Where I found myself
Drinking with this man
He offered me a cigarette
And I accepted
'Cause it's been a very long time
As it burned 'till the end
I thought of the boy
No one could ever forget
It shouldn't hurt me to be free
It's what I really need
To pull myself together
But if it's so good being free
Would you mind telling me
Why I don't know what to do with myself
To pull myself together
But if it's so good being free
Would you mind telling me
Why I don't know what to do with myself
To pull myself together
But if it's so good being free
Would you mind telling me
Why I don't know what to do with myself.
Pensieri - Scimmioni in costume
Non avevo un titolo migliore per questo post.
Non ho avuto internet per qualche giorno. Le idee per scrivere si sono accavallate, ma alla fine non ho scritto nulla offline da poter copiaincollare. Scriverò qualcosa di nuovo prendendo spunto da alcune pagine che ho appena guardato.
Ho ricevuto alcune mailing list di eventi riguardanti il fumetto in Italia.
Inviti a partecipare a gare di cosplay per qualificarsi a questo o quell'altro grand prix che si terrà all'estero, rappresentando ufficialmente l'Italia.
E poi tra le varie mostre, c'è una mostra con tema la Bonelli a Pontecagnano.
E indovinate cosa c'è in programma? Gara di Cosplay.
Oh sì, perché il target di una gara di cosplay è esattamente lo stesso di quello che parteciperebbe a una mostra sulla Bonelli e a un ciclo di conferenze ed incontri con gli autori italiani.
Lo sappiamo bene che tutti quei Naruto in giro per le gare di cosplay sono divoratori dei volumetti di Mister No. Sì, certo. Come se un Naruto qualunque sapesse anche cosa fosse Mister No. O Nathan Never. O Magico Vento. O Zagor. O Legs. O Nick Raider.
Dylan Dog e Tex non li cito perché almeno per sentito dire sono certa sappiamo tutti di cosa si stia parlando. E forse anche Jonathan Steel non è così sconosciuto, visto che se non erro ci fecero una serie a cartoni animati che avrà girato un pochino sui teleschermi del fumettaro medio che abbia circa la mia età.
Tornando al punto, non capisco davvero cosa ci faccia una Gara di Cosplay in un programma di mostra/evento bonelliano. A meno che non sia a tema bonelliano e chi vi partecipi debba interpretare i panni di un personaggio della casa editrice. Sarebbe quantomeno simpatico ed interessante.
Ok, forse in realtà neanche le righe riguardo i giochi di ruolo sono esattamente al loro posto.
Da un lato capisco che alla fine il gruppo di persone che si occupa di fumetto, dalle nostre parti (sebbene io ormai viva tutt'altra parte), sono più o meno sempre le solite 4 che si reincontrano ogni finesettimana a tutte le fiere e fierucole della zona, ma...
Io la vedo giusto come una specie di miele per attirare quante più api possibili in zona e poter gonfiare i numeri delle presenze alla mostra.
Però a parer mio si sarebbero fatte più presenze curando altri aspetti ed evitando che si sovrappongano gruppi che partecipano alla mostra come pretesto per far cose che non hanno nulla a che vedere con le tematiche principali dell'evento.
Sarò noiosa, sarò all'antica, ma sebbene io non sia una assidua lettrice di fumetti Bonelli penso che non bisogna fare un grande insalatone misto giusto per raggiungere numeri. Bisogna vedere la qualità.
Che ce ne facciamo di 10mila presenze ad una mostra sul fumetto nostrano, se 9mila9centonovanta sono lì per caso solo per dare sfogo di narcisismo coi loro costumi mal cuciti, mal curati e terribilmente poco fedeli a ciò che vorrebbero rappresentare? E soprattutto, che senso ha intitolare un evento L'Audace Bonelli - L'avventura del Fumetto Italiano se poi si presentano attività che ben poco hanno a che fare col fumetto italiano?
E non ditemi che gli italiani si classificano sempre a buoni posti nelle competizioni internazionali. E' una cazzata che col fumetto ha poco a che fare.
E devo dire che mi ritengo anche colpevole di aver, ormai parecchi anni fa, iniziato al cosplay molti piccoli innocenti che nulla sapevano di fumetto e cosplay, ma che poco ci hanno messo ad imparare 4 cose e riempirsi la bocca, ed a loro volta hanno iniziato altri... e in altrettanto poco tempo si sono montati sempre più la testa in modo esponenziale.
Io ritengo che il mio bellissimo mondo di carta si sia semplicemente marcito.
La carta bagnata se non asciugata per bene può fare una brutta fine. Già.
Ed ora che ho dato sfogo alla mia negatività vorrei vedere se trovo qualche foto o qualche informazione da chi probabilmente ha preso parte all'evento. Con la speranza di ricredermi e scoprire che è stato curato meglio di quel che immagino io.
Non ho avuto internet per qualche giorno. Le idee per scrivere si sono accavallate, ma alla fine non ho scritto nulla offline da poter copiaincollare. Scriverò qualcosa di nuovo prendendo spunto da alcune pagine che ho appena guardato.
Ho ricevuto alcune mailing list di eventi riguardanti il fumetto in Italia.
Inviti a partecipare a gare di cosplay per qualificarsi a questo o quell'altro grand prix che si terrà all'estero, rappresentando ufficialmente l'Italia.
E poi tra le varie mostre, c'è una mostra con tema la Bonelli a Pontecagnano.
E indovinate cosa c'è in programma? Gara di Cosplay.
Oh sì, perché il target di una gara di cosplay è esattamente lo stesso di quello che parteciperebbe a una mostra sulla Bonelli e a un ciclo di conferenze ed incontri con gli autori italiani.
Lo sappiamo bene che tutti quei Naruto in giro per le gare di cosplay sono divoratori dei volumetti di Mister No. Sì, certo. Come se un Naruto qualunque sapesse anche cosa fosse Mister No. O Nathan Never. O Magico Vento. O Zagor. O Legs. O Nick Raider.
Dylan Dog e Tex non li cito perché almeno per sentito dire sono certa sappiamo tutti di cosa si stia parlando. E forse anche Jonathan Steel non è così sconosciuto, visto che se non erro ci fecero una serie a cartoni animati che avrà girato un pochino sui teleschermi del fumettaro medio che abbia circa la mia età.
Tornando al punto, non capisco davvero cosa ci faccia una Gara di Cosplay in un programma di mostra/evento bonelliano. A meno che non sia a tema bonelliano e chi vi partecipi debba interpretare i panni di un personaggio della casa editrice. Sarebbe quantomeno simpatico ed interessante.
Ok, forse in realtà neanche le righe riguardo i giochi di ruolo sono esattamente al loro posto.
Da un lato capisco che alla fine il gruppo di persone che si occupa di fumetto, dalle nostre parti (sebbene io ormai viva tutt'altra parte), sono più o meno sempre le solite 4 che si reincontrano ogni finesettimana a tutte le fiere e fierucole della zona, ma...
Io la vedo giusto come una specie di miele per attirare quante più api possibili in zona e poter gonfiare i numeri delle presenze alla mostra.
Però a parer mio si sarebbero fatte più presenze curando altri aspetti ed evitando che si sovrappongano gruppi che partecipano alla mostra come pretesto per far cose che non hanno nulla a che vedere con le tematiche principali dell'evento.
Sarò noiosa, sarò all'antica, ma sebbene io non sia una assidua lettrice di fumetti Bonelli penso che non bisogna fare un grande insalatone misto giusto per raggiungere numeri. Bisogna vedere la qualità.
Che ce ne facciamo di 10mila presenze ad una mostra sul fumetto nostrano, se 9mila9centonovanta sono lì per caso solo per dare sfogo di narcisismo coi loro costumi mal cuciti, mal curati e terribilmente poco fedeli a ciò che vorrebbero rappresentare? E soprattutto, che senso ha intitolare un evento L'Audace Bonelli - L'avventura del Fumetto Italiano se poi si presentano attività che ben poco hanno a che fare col fumetto italiano?
E non ditemi che gli italiani si classificano sempre a buoni posti nelle competizioni internazionali. E' una cazzata che col fumetto ha poco a che fare.
E devo dire che mi ritengo anche colpevole di aver, ormai parecchi anni fa, iniziato al cosplay molti piccoli innocenti che nulla sapevano di fumetto e cosplay, ma che poco ci hanno messo ad imparare 4 cose e riempirsi la bocca, ed a loro volta hanno iniziato altri... e in altrettanto poco tempo si sono montati sempre più la testa in modo esponenziale.
Io ritengo che il mio bellissimo mondo di carta si sia semplicemente marcito.
La carta bagnata se non asciugata per bene può fare una brutta fine. Già.
Ed ora che ho dato sfogo alla mia negatività vorrei vedere se trovo qualche foto o qualche informazione da chi probabilmente ha preso parte all'evento. Con la speranza di ricredermi e scoprire che è stato curato meglio di quel che immagino io.
Thursday, May 24, 2012
Pensieri - Auguri, a ME. E a ME sola.
Auguri.
Tre anni single. \O/
Tre anni single. \O/
Tuesday, May 22, 2012
Pensieri - Il Google di oggi
Carico una delle pagine più visitate del mondo. Che trovo?
Non so bene, ho pensato ad una pedaliera da chitarra nonostante fosse una specie di tastiera o altro strumento. Però fa musica.
Monday, May 14, 2012
Pensieri - Hey there Delilah
Questo brano è molto bello. Dolce, poetico... viene proprio dal cuore.
Spensierato, giovane, mi ricorda me stessa e quel che pensavo qualche anno fa.
Hey there Delilah
What's it like in New York City?
I'm a thousand miles away
But girl, tonight you look so pretty
Yes you do
Times Square can't shine as bright as you
I swear it's true
Hey there Delilah
Don't you worry about the distance
I'm right there if you get lonely
Give this song another listen
Close your eyes
Listen to my voice, it's my disguise
I'm by your side
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
What you do to me
Hey there Delilah
I know times are getting hard
But just believe me, girl
Someday I'll pay the bills with this guitar
We'll have it good
We'll have the life we knew we would
My word is good
Hey there Delilah
I've got so much left to say
If every simple song I wrote to you
Would take your breath away
I'd write it all
Even more in love with me you'd fall
We'd have it all
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
A thousand miles seems pretty far
But they've got planes and trains and cars
I'd walk to you if I had no other way
Our friends would all make fun of us
and we'll just laugh along because we know
That none of them have felt this way
Delilah I can promise you
That by the time we get through
The world will never ever be the same
And you're to blame
Hey there Delilah
You be good and don't you miss me
Two more years and you'll be done with school
And I'll be making history like I do
You'll know it's all because of you
We can do whatever we want to
Hey there Delilah here's to you
This ones for you
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
What you do to me
What's it like in New York City?
I'm a thousand miles away
But girl, tonight you look so pretty
Yes you do
Times Square can't shine as bright as you
I swear it's true
Hey there Delilah
Don't you worry about the distance
I'm right there if you get lonely
Give this song another listen
Close your eyes
Listen to my voice, it's my disguise
I'm by your side
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
What you do to me
Hey there Delilah
I know times are getting hard
But just believe me, girl
Someday I'll pay the bills with this guitar
We'll have it good
We'll have the life we knew we would
My word is good
Hey there Delilah
I've got so much left to say
If every simple song I wrote to you
Would take your breath away
I'd write it all
Even more in love with me you'd fall
We'd have it all
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
A thousand miles seems pretty far
But they've got planes and trains and cars
I'd walk to you if I had no other way
Our friends would all make fun of us
and we'll just laugh along because we know
That none of them have felt this way
Delilah I can promise you
That by the time we get through
The world will never ever be the same
And you're to blame
Hey there Delilah
You be good and don't you miss me
Two more years and you'll be done with school
And I'll be making history like I do
You'll know it's all because of you
We can do whatever we want to
Hey there Delilah here's to you
This ones for you
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
What you do to me
Wednesday, April 18, 2012
Pensieri - Il profumo
Il profumo della carta.
La carta stampata. Il suo profumo. Il profumo dell'inchiostro impregnato in essa.
E poi, un misto di colla, alcool, acqua e polvere.
L'odore delle terre.
Il piacere di lasciarsi inebriare dalle sensazioni.
Toccare i materiali.
Questo è essere artisti.
Camminavo e sentivo questi odori pervadermi le narici.
Li ho seguiti, ho cambiato quattro metropolitane. Sono uscita, l'aria era fredda. Umida. Il cielo grigio. Ha piovuto. Ha ripreso a piovere.
Un passo dopo l'altro velocemente e senza controllo.
In mano un blocco di schizzi ed una matita. Nella tasca la gomma.
Un dettaglio, un insieme, un momento da riprendere. Una serie di colori e di sensazioni.
La carta stampata. Il suo profumo. Il profumo dell'inchiostro impregnato in essa.
E poi, un misto di colla, alcool, acqua e polvere.
L'odore delle terre.
Il piacere di lasciarsi inebriare dalle sensazioni.
Toccare i materiali.
Questo è essere artisti.
Camminavo e sentivo questi odori pervadermi le narici.
Li ho seguiti, ho cambiato quattro metropolitane. Sono uscita, l'aria era fredda. Umida. Il cielo grigio. Ha piovuto. Ha ripreso a piovere.
Un passo dopo l'altro velocemente e senza controllo.
In mano un blocco di schizzi ed una matita. Nella tasca la gomma.
Un dettaglio, un insieme, un momento da riprendere. Una serie di colori e di sensazioni.
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