Monday, November 5, 2012

Skyfall, lo 007 che attirò la mia attenzione


Dopo aver dato un'occhiata a questo post scritto in precedenza, rieccomi a continuare le mie impressioni riguardo SKYFALL.
Dicevo di non sapere che Daniel Craig avesse già interpretato il ruolo di James Bond. Dicevo di avere associato questo personaggio ad un uomo con capelli ed occhi scuri. Dicevo di credere che fosse qualcosa che avesse più a che fare con l'America piuttosto che l'Europa e l'Inghilterra in particolare.
Dunque, se è vero che James è un inglese, ha più senso che abbia un capello chiaro o tendente al rossiccio e degli occhi azzurri o verde chiaro. Decisamente.
E allora perché questo inglese ha questi lineamenti che a me l'Inghilterra così poco la ricordano? Mistero.
Per quanto riguarda il film SKYFALL, se non lo avete ancora visto forse dovreste evitare di leggere quanto scriverò qui in proposito. Ed andare direttamente al punto in cui inizierò a parlare del fumetto.
Il film inizia con una grande scena d'azione, forse quella in cui la tensione è al massimo in tutto il film. Anche nelle scene seguenti di estremo pericolo non c'è tutta questa azione.
Quando James e il tizio combattono sul tetto del treno in corsa dentro il tunnel... è fantastico!
L'azione si blocca poi al "Take the bloody shot". E lì parte la caduta.
Questa sigla, non la approvo per nulla. Queste animazioni e questa musica... i colori... è tutto brutto. Non mi piace. E poi devo dirvi la verità: il simbolo del Bond, quella specie di vortice con il buco al centro dove lui appare... è orribile.
La scena più figa e simpatica è quella del bar dove si ammazza di roba da bere. Che figata!
Il film si svolge seguendo le tipiche regole dei film d'azione. Tensione rilassamento tensione. Ricerca del colpevole, il buono che sta per sopperire ma che poi vince.
Un classico.
Però la fotografia. Una fotografia mozzafiato.
Contrasti e colori assolutamente perfetti.
Si discuteva con una amica, come potessero le storie bondiane essere così attuali. Intendo: questo film sembra davvero un film da 2012. Come può essere basato su una storia scritta circa 50 anni fa? (se lo è, e non l'hanno inventata i cinematografi)
Certo che ammetto anche: la domanda parte dall'ignoranza. Ho scoperto solo oggi che di Bond ci sono dei romanzi, e che questi romanzi sono stati adattati a film.
E dai medesimi romanzi è stata tratta una serie a fumetti pubblicata sui quotiani inglesi. Tra l'altro la medesima serie a fumetti ha avuto pubblicazione in Italia anche sulla rivista L'Intrepido ed una ristampa in fascicoli monografi. Purtroppo nessuna ristampa.
In Inghilterra è attualmente in ristampa una versione in raccolta che sembra piuttosto figa.
A causa della morte dell'autore dei romanzi, sembra che la seconda batteria di disegnatore-sceneggiatore abbiano addirittura inventato il finale di una storia di cui vi fosse solo la prima parte. E forse hanno anche creato storie originali, ma non ne sono sicura e non ho trovato nessuna informazione in internet che me ne dia la certezza.
Interessante. Interessante. Soprattutto l'interesse sale nel momento in cui c'è di mezzo una versione a fumetti.
(questa foto è di Casinò Royal, ma la reputo molto figa e la inserisco lo stesso)

James Bond - Skyfall

Ho scoperto che anche un essere perfetto come me può peccare.
Un peccato inconsapevole, ma pur sempre peccato. La legge non ammette ignoranza, o sbaglio?
Ebbene, è capitato anche a me.

L'unica cosa che sapevo di James Bond, è che quando frequentavo il liceo uscì un film della cui colonna sonora fece parte anche un brano di Madonna. Die another day è il titolo del brano e del film stesso.
Tutto ciò mi aveva fatto credere che la spia inglese fosse uno dei tanti personaggi dell'immaginario americano, o meglio che la produzione di James Bond fosse una produzione cinematografica d'oltreoceano. E nulla più.
Niente di questo personaggio mi ha mai affascinato. O forse, era semplicemente un qualcosa di antico ed ancora legato all'anticume che noi adolescenti non guardiamo neanche per paura di invecchiare anche noi!



Il James Bond è in questo film impersonato da Pierce Brosnan. Me lo ha appena detto google. E sempre google mi ha mostrato una sua foto rendendomi certa del fatto che James Bond avesse davvero i capelli neri prima.

(detto tra noi, il video di Madonna è più interessante che il trailer del film)
Prima, perché l'ultimo è Daniel Craig. Dal 2006 a quanto pare. E tra il 2002 (Die another day) e il 2006 (Casino Royal) ignoro se vi siano stati altri film, non mi interessa in questo momento.
Dunque io ieri convintissima che fosse il primo film di James Bond biondo mi sono concentrata sul "se Daniel passa o non passa il Bond-test nonostante sia biondo".
Il test lo passa nonostante gli anni.
E diciamo che se aveva interpretato il tanto acclamato Casino Royal, forse lo aveva già passato da un pezzo.
Ma io non lo sapevo.
Anzi, forse credevo che Casino Royal fosse uno dei primi film.

Andando con ordine, tutto è cominciato due settimane fa. Mentre ero sull'autobus andando in (e poi anche tornando da) Polonia, avevo visto questa locandina di questa cosa che non fosse molto chiaro cosa fosse. SKYFALL scritto enorme, un tipo in caduta sdraiata con pistola in mano, ingiacchettato, altre scritte piccoline illegibili...


Non proprio questo, ma qualcosa del genere. Non ricordo se lo 007 sullo sfondo ci fosse o meno. Forse sì ma non lo ho riconosciuto!
Non avevo proprio immaginato potesse essere uno 007.
Bene, dopo questo effetto positivo della locandina, che non sapevo neanche di avere visto, qualcuno mi mostra il trailer. "Che palle, un altro film di James Bond? Ma ancora non lo hanno ammazzato e lasciato nella tomba?!" Al che, dato che il trailer è in inglese, esclamo "Ma ha un accento inglese?", e la risposta "Certo, se è l'agente segreto inglese" e io "Ma è anche ambientato in Inghilterra?" e la risposta "Dipende, l'Inghilterra fa parte della storia, ma non si svolge solo lì".
E chi ne sapeva niente?!
Sapete cosa mi ha colpito del trailer?
Ve lo cito:
"Tutti hanno un hobby."
"E il tuo quale sarebbe?"
"Risorgere."

Lì credo aver deciso definitivamente di vederlo, perché volevo capire che avesse di speciale. Devo dire che se non sai chi è James Bond non ti perdi nulla, si capisce lo stesso tutto.
Il film è ben girato ed ha una fotografia bellissima.
La sigla iniziale non mi è piaciuta affatto. Quelle animazioni...ma che roba è!?
Poi ho scoperto anche che di James Bond vi sono i fumetti. Ma dovrò spezzare questo post in due poiché adesso devo proprio andar via, ma voglio ugualmente pubblicare quanto scritto sin'ora!
Errori vari saran corretti appena torno ;)

Saturday, October 6, 2012

Continue illusioni e permanenti delusioni

Non so quanti post ho abbozzato e non pubblicato, negli ultimi tempi. Ma questo lo pubblico. A costo di lasciare in rete la firma sotto un pezzo pieno di errori ortografici e grammaticali.
Sì, non ce la faccio più. Avevo anche promesso di far sentire la mia forza polemica a tutti gli amici lontani, e invece sono stata fin troppo a lungo zitta.

Questa volta, si tratta di Lucca Comics. Edizione 2012. Ma probabilmente vale anche per le edizioni precedeti... e per quelli seguenti, se nessuno mi sta a sentire.
Se ne parlava con degli amici. Lo sapete, ormai, che io vivo in Germania. Giusto? Ebbene, entrando sempre più nel mondo fumettaro tedesco, ho iniziato a far paragoni e a divulgare un po' della cultura italiana del fumetto. Facendo distinzioni tra come era quando io ho iniziato e come si è evoluta in questi... 10 anni? Forse anche 12 o 13...
Il punto è che se davvero voglio fumettare, almeno a Lucca ci devo andare. E tenere d'occhio quel che succede nel mio paese d'origine, che un passo avanti rispetto la Germania - almeno fumettisticamente - ci sta ancora. E poi ovviamente tenermi al passo con quel che succede nel paese in cui vivo, altrimenti non avrebbe senso viverci, se fossi così troppo legata a casa mia.
Sì, son famosa anche per essere molto prolissa.
Dicevo di Lucca. Insomma volevamo andarci. E poiché quattro giorni possono essere tanti, soprattutto se la fiera è in una lingua di cui non hai nessuna idea, e neanche puoi far man bassa di fumetti perché tanto non puoi leggerli... volevo vedere quali giorni fossero i migliori per star in fiera e quali invece per cazzeggiare.
Apro il sito, guardo un po' in giro, mi viene il disgusto.
Devo scendere nei dettagli?
Forse è che a me non è chiaro il target a cui vogliono rivolgersi, ma mi sembra davvero che il programma (generale, per padiglione e per area) sia una gran presa per i fondelli. Decisamente.
Partiamo da questa: la novità dell'anno. E di che si tratta? Un mangaka contest! Come se i mangaka si potessero fare in Italia. Certo. E farli studiare a Firenze. Sì, sì. Sicuramente. Perché è la città famosa per essere la più a ovest del Giappone. Sicuramente. E giustamente dai 14 anni in su. Perché tua madre a 14 anni se sei del profondo sud ti manda a fare un corso di fumetti a Firenze.
E se ti ci manda è una degenerata. Ha fatto bene mia madre a non mandare me, quando ne avevo io 14. Fategli imparare a leggere e scrivere prima. Magari anche a far di conto. Poi dopo possono anche dedicarsi al disegno ed alla narrazione. Davvero, è vergognoso incontrare persone che non sanno neanche parlare la propria lingua madre!
Restiamo in area giapponese. Presentano un libro. Non si capisce granché, magari è anche scritto bene il libro di per sè, ma la storia mi sembra una gran stupidaggine.
Ve lo consiglio io un bel libro (per ragazzi, visto che suppongo il libro sia per ragazzi sotto la ventina nonostante la protagonista abbia 22 anni... o per universitari falliti in depressione magari?), uno che parla davvero di fumetti e di orgoglio verso le proprie passioni... ed anche piuttosto realistico. Si tratta di Come un fumetto giapponese di Gianfranco Liori. Io lo lessi parecchi anni fa. Forse il libro per ragazzi più valido che io abbia mai letto in vita mia. Leggetelo e fatevi una cultura. Quello è un libro. Quella è una storia. Lì si parla di passione per i fumetti. Capito?
Ma poi quest'altra cosa, quella di dover accozzare tutte 'ste robe giapponesi quante più possibili si trovino, in quest'area Giappone... che senso ha? I giapponesi hanno la lebbra e non possono star vicino a Spider-Man... o viceversa? Perché non fate un padiglione America dove mettete le foto dei grattacieli e il bancone che vende sandwich e hotdog? Fanno più schifo degli pseudo-ramen istantanei in scatola? Secondo me sono anche più buoni visto che invece di essere di cartone dovrebbero essere fatti di plastica e scaldati su una piastra invece che con acqua calda. (e attenzione: io amo le schifezze giapponesi fatte con l'acqua calda!)
Dunque, qualcuno me lo spiega perché c'è una mostra di foto del fotografo capo di uno studio di foto moda giapponese? Che ha a che fare col fumetto? C'è un collegamento visibile? Avrei capito una mostra di foto di documentazione fatte da un fumettista ed i suoi assistenti per poter lavorare ad un fumetto... ma questo che c'entra? Semplice e pura mania di espansione per potersi grattare la pancia e tirarsela? Fantastico, stupendo, bravi.
Per quanto riguarda l'area giapponese (di cui non vedo motivo di esistere...) mi fermo qui.
La sezione Comics purtroppo non mi dice nulla del programma, mi dice solo dell'incontro con gli editor (che è molto a botta di culo e a moda del momento) e un altro paio di incontri... Scusate se magari a un Lucca Comics (and Games) mi aspettavo di partecipare a qualcosa a proposito di fumetto! Forse ho sbagliato fiera!?
Oh, che vedo! C'è una lista degli ospiti, ma ancora (o forse non lo farà mai sapere) non dice dove e quando ci sarà chi... come faccio a scegliere il giorno in cui voglio visitare Lucca se è tutto a culo? E poi attenzione, non finiscono qui... ce ne saranno altri? Ah sì, ogni casa editrice si procura i propri... chiaro!
Delle informazioni sulle mostre almeno non possiamo lamentarci. Si capisce abbastanza cosa c'è. Meno male almeno questo! E sembrano anche in tematica fumettistica, quale sorpresa!
Lo sapete che altro c'è che non mi convince?
Musica e Cosplay. Perché deve essere tutto rivolto al Giappone? Che mi significano questi DJ e questi tizi che vengono a suonarci canzoni sconosciute? Solo perché il Giappone e l'Asia in generale vende e crea traffico? A me non è mai spiaciuto sorbirmi due giorni di fila i Raggi Fotonici e due giorni di fila i Gemboy... e poi se sei fortunato in uno dei quattro giorni acchiappi anche Cristina d'Avena o Giorgio Vanni. E poi ci sono i classici incontri/conferenze con Cavalieri del Re, MeleVerdi e tutta quella gente lì... dove sono?
Oddio, non che io ne fossi proprio una fan, ma non mi sembra normale questo cambiamento così drastico! Io leggo fumetti e se vado ad una fiera di fumetti (e giochi, ma di giochi me ne intendo poco e alla fiera ci vado a farmi due risate ma non ci spendo troppo tempo/denaro) vorrei avere a che fare col fumetto. Incontri, conferenze, workshop... preview... ma dove sono? Qua sembra che le uniche cose che ci saranno sono riproduzioni talmente fedeli da essere finte delle cose giappofile per bimbiminchia che non sanno nè leggere nè scrivere. E' sbagliato far di tutta l'erba un fascio, ma... questa è l'idea che mi date.
E più mi guardo indietro più mi sembra di non aver sbagliato ad essere andata via estrapolandomi da quel mondo ormai diventato malato.
Qui sorge la domanda: vale la pena andarci, a Lucca?

Thursday, August 16, 2012

Di una storia in riva al fiume, tease

Strano a dirsi. In due anni, ho grigliato sull'Isar una quantita di volte che si possono contare sulla punta delle dita. Di una mano sola. Si, probabilmente in inverno e' difficile pensare di voler grigliare sulla riva, stendersi al sole e bagnarsi poi i piedi nell'acqua! Ma ehi, la non-estate monacense e' sufficientemente lunga da poter pensare di svagarsi un po' più spesso! Eppure, cosi e' stato: poche volte, pochissime, nell'arco di due anni. Incredibile. Il tedesco medio si ritrova sulle sponde dell'Isar anche solo per leggere un giornale, sorseggiare un vascone di caffè o passeggiare a piedi e in bicicletta. Per non parlare della tipica "bierchen an der Isar", che tutti, prima o poi lungo il loro soggiorno nella citta, si troveranno a gustare. In realta, l'Isar e' conosciuto per non essere propriamente pulito e mancante d'inquinamento, cosi come Monaco e' in verita una citta piuttosto restrittiva e sono severamente vietati il bivacco e la balneazione lungo le rive. Oh, questo nel centro storico, nelle zone residenziali ed in altri punti dove sorgono uffici, fabbriche ed altri edifici destinati ai più svariati usi. Di una superficie lunga più di 200 km, solo pochissimi scorci sono balneabili o adatti per grigliare, e proprio qui il bravo muenchener non si preoccupa affatto dell'alltag. Fumo che sale dalle centinaia di carboni, l'odore della carne che cuoce, grida di bambini e ragazzi che si schizzano, ondate d'acqua mosse dai canotti, cani che rincorrono rami galleggianti o, come nel nostro caso, un pacco di salsicce che vien trascinato dalla corrente. Appena giunti, a vari scaglioni a seconda di chi aveva dimenticato cosa e dove, si fa l'inventario di cosa c'e', cosa manca e cosa gia si e' perso. Si svuotano gli zaini, si piazza il contenuto nel frigorifero. Se un cumulo di pietre controcorrente a tener fermi una quantita indefinita di birra, succhi di frutta, carne, salse, insalate e vino puo definirsi frigorifero... La griglia va montata: ci pensano i ragazzi. Pronti per mettere il carbone e... Dov'e' il carbone? Guarda qua, controlla le buste, cerca negli zaini... No, nessuno ha portato il carbone! Nessun problema, possiamo chiederlo ai vicini. Non ci verra di certo negata una manciata di cubettini neri fuligginosi, no? Li mischiamo a un po' di rametti secchi e siamo a posto!

Monday, July 9, 2012

Britannia High: che forza e che talento questi inglesi!

*consiglio vivamente di vedere i video man mano che li incontrate durante la lettura*


Britannia High, il titolo della serie e nome della scuola che i protagonisti frequentano. Il video appena osservato è la sigla iniziale. Purtroppo non ho trovato nulla di qualità migliore. Se doveste avere l'opportunità di ascoltare la canzone per intero (Start of Something), ne vale la pena perché è meravigliosa.
Questa serie televisiva ha una colonna sonora a dir poco fantastica, luce, colori, scene e inquadrature ben studiate e un gusto nel vestire i personaggi invidiabilissimo.
Avevo sentito (piuttosto, avevo letto) di una seconda stagione, ma a dir la verità non me ne sono più interessata nè mi è capitato di venirne a conoscenza. Trovo che questa stagione sia più che sufficiente da sola, senza seguiti. I personaggi sono ben studiati ed anche ben presentati nel corso delle 11 puntate, non c'è necessità di un seguito per svelare misteri segreti o per allungare il brodo!
La modalità della presentazione dei personaggi è simile a Skins (serie che ho adorato e sulla cui scia d'entusiasmo mi sono appassionata a Britannia High): ogni puntata si focalizza su uno dei protagonisti analizzandone a fondo la famiglia, lo stile di vita, le relazioni, la scuola ed anche una introspettiva nelle sue scelte per il futuro. Parallelamente, ovvio, continua a svolgersi tutta la vicenda cui prendono parte tutti i protagonisti.
Il classico gruppetto: la bionda, la bruna, la mulatta e il brunetto, il biondino omosessuale, il nero.
In Inghilterra si porta, a quanto pare. Il medesimo schema c'è anche in Skins.
Dai tempi della mia prima visione di Skins sono diventata una fan delle TeenieSerie (serie televisive adolescenziali, in italiano? Beh, ci accontentiamo del termine tedesco, a me sembra calzi a pennello), e non si tratta di molto tempo fa. Però, ricordo di aver con piacere dato uno sguardo anche a Secret Life of American Teenager e Türkisch für anfänger in televisione ed averle riguardate in seguito con calma.

Il video appena visto è per provare la qualità e l'attenzione per le scene, i costumi e tutto il resto. E per lo stesso motivo guardiamo anche il prossimo:

Ovviamente ogni singolo attore ha un proprio stile (musicale, di utilizzo della voce, e anche di danza), che non so se sia solo del personaggio o anche dovuto alle peculiarità dell'attore, che lo definisce e lo rende riconoscibile all'interno della vicenda.
Il mio personaggio preferito è il biondino del video seguente. Credo che (tra i ragazzi) sia quello con la voce più potente ed estesa... e non a caso il suo personaggio è quello che aspira a diventare un compositore (o si dice componista? Insomma, scrivere e comporre opere musicali... mah, la mia ignoranza in materia è terribile!).
Dunque, questo video è tratto dal momento in cui c'è lo scontro coi genitori, o meglio dir col padre, che lo vorrebbe studente di business e poi a dirigere chissà quale compagnia.

Altra piccola riflessione. Ennesimo confronto con altre serie. Ultimamente guardo principalmente serie statunitensi o inglesi.
Devo dire, le serie inglesi sono molto più curate ed hanno un gusto ed uno stile ricercati, non a caso. Le serie d'oltreoceano invece, sebbene abbiano attori famosi, produzioni conosciute, i meglio ritrovati della tecnica... mancano di gusto. Intendo dire, l'Europa per quanto riguarda il prodotto finito è avanti.
L'America fa meglio solo i film. (mah, ci sono solo più persone e più soldi)
Però per le serie, quelle europee sono ancora un pochino migliori.
Per quanto riguarda le voci e gli accenti, Britannia High è molto più fruibile di Skins. Con Skins mi viene il nervoso.
In realtà la cosa migliore è quando gli inglesi recitano in produzioni americane con un accento meno britannico e più "commerciale". Ma, mai far falsare l'accento britannico ad un americano. Per favore.
Chiudiamo con un altro bel video.


Ah, sì... Quasi dimenticavo: la figata di questa serie è che è una specie di musical... si era capito, no?

Saturday, July 7, 2012

Codici a barTe

Conoscete quei quadratini simpatici fatti di puntini, altrimenti conosciuti anche come codici a barre? Non esattamente quelli fatti di lineette come i cari vecchi codici sui pacchi di pasta del supermercato, ma quelli di forma quadrata che inizialmente erano sui biglietti aerei o dei treni che stampavi a casa dopo aver acquistato il tuo viaggio online.
Quegli stessi quadretti che, se hai uno smartphone, potevi mostrare all'entrata prima di salire sull'aereo direttamente dallo schermo del telefono ed un apparecchio dell'aereoporto era in grado di farne una scansione.
Ebbene, da un po' di tempo a questa parte funziona anche il procedimento inverso. O forse era già possibile ma io non lo sapevo.
Trovi un quadratino per strada, gli fai una foto con lo smartphone e via a scoprire quale segreto si cela dietro quei puntini.
Adesso, ci sono due occasioni che mi portano a scrivere qualche riga in proposito.
La prima occasione, una mostra. Il 26 giugno 2012 si è tenuta Test Wall, una piccola mostra-esame degli studenti di fotografia della classe del professor Rehm (http://www.fotoklasse-rehm.de), Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera. Sono andata con degli amici a dare un'occhiata. Vi erano dei lavori degni di nota, alcuni che li guardi e pensi che siano cose già fatte, altri che non si fanno neanche notare.
E nell'ambito di questa mostra, c'era un lavoro che mi ha fatto riflettere.
Si tratta di queste fotografie:
Esatto.
Sono tre codicini a barre da smartphone incorniciati.
Ovviamente non si tratta solo di codici, se vengono fotografati con lo smartphone si riceve la fotografia vera, o comunque quella che siamo più abituati a ritenere tale.
Per il lavoro completo con le foto, e per vedere anche il portfolio dell'autrice, vi rimando al suo sito: KATARINA SOPČIĆ (codici a barre: http://cargocollective.com/katarinasopcic/the-undefined-feeling).
Interessante riflessione, vero?
L'evento che mi ha però spinto a voler trattare questo argomento è un altro. La pubblicità.
In genere i cartelloni pubblicitari, per rimandare alla ricerca di ulteriori informazioni, riportano una frase del tipo "Mehr Info unten:" e un sito web, numero di telefono, indirizzo, qualsivoglia altro recapito. Sì, ormai credo poter dire che oltre a queste informazioni più classiche, nel 98% dei casi c'è anche quel famigerato codice a barre.
Di recente però ho notato un particolare: numero di telefono, sito web, altre informazioni... non ci sono più! Mi sono già capitati sotto gli occhi 3-4 manifesti senza rimandi alla ricerca di informazioni, ma con il codicino in un angolino, pronto per la scansione.
E la cosa si è fatta quasi insopportabile adesso che sono giorni che vedo un manifesto, cerco di ricordarmi le parole chiave ma... ogni qualvolta che voglio rivolgermi alla ricerca online per avere informazioni in proposito, dimentico cosa esattamente devo cercare!
In alto c'è scritto SUMMER e altre due parole, sotto una frase in cui si dice che questa estate appartiene ai grandi e vi sono dei nomi di alcuni musicisti. Ho provato a inserire queste frasi ma in ricerca ma nulla di fatto.
In basso a sinistra c'è il codice e una frase: "Fotografa il codice, e scopri i dettagli." (ovviamente in tedesco)
E chi non ha uno smartphone?! Mi sento tagliata fuori.
Credo si tratti di un festival musicale, o magari di un programma radio. Ma perchè non posso sapere anche io di che si tratta invece di pippeggiarmi?
Probabilmente sul mio cellulare sarebbe installabile un lttore di codici, peccato che per uno strano motivo non ben chiaro non ci si riesce ad installare proprio nulla, neanche il programma apposito fi facebook, twitter e cose simili! -.-'
Che cellulare ho? Uno smartphone. Un Blackberry. E non funziona se non come cellulare normale e come navigazione wap. Che tristezza.
E il bello è che queste cose non ci sono solo qui, in Germania. Ho trovato informazioni interessanti anche per quanto riguarda iniziative in Italia: turismo via codice.
Adesso vorrei invitare alla discussione riguardo l'utilizzo di questi codici. Sono certamente una cosa interessante ed innovativa. Ma davvero è il caso non menzionare neanche un sito web o un numero telefonico, in favore del solo affidarsi al codice? Siamo già così avanti? Sono io e pochi altri sfigati i soli ad essere tagliati fuori?




Thursday, July 5, 2012

Colori e inquadrature

Ho deciso, prima di addormentarmi, di fare un giro su deviantart a guardare qualche bella foto.
Ne ho trovate alcune piuttosto belle, con dei colori e contrasti mozzafiato... quindi gente, prepararsi a una carrellata di foto prese a caso secondo il mio gusto da utenti vari di deviantart. La scelta è fatta piuttosto casualmente, da link di link, prendendo quel che mi colpisce al momento!


...and breathe out by `Gwarf on deviantART
 
Joshua - Stored Away by *PetboyJoshua on deviantART
 
Clouds by ~moonshack on deviantART
 



Buccaneer Island by `foureyes on deviantART
 
Big hole by =WojciechDziadosz on deviantART
 
Stories to Tell III by ^IsacGoulart on deviantART
 
summer love by ~lenaih on deviantART
 
Grass in sunset by ~marschall196 on deviantART
 
.12.07.05. by ~TOK5 on deviantART
 
Deviously Denied! by *candysamuels on deviantART

Gossip Girl: secondo giro d'opinioni

Fa un caldo da morire qui. E dunque non oso immaginare in Italia come se la passino: di solito si evapora direttamente senza neanche squagliarsi, eh?!
Una passeggiata sarebbe l'ideale, ma il solo movimento per dar aria ai polmoni mi fa accaldare troppo. Figurarsi di camminare o pedalare!
Detto ciò, per non annoiarsi troppo è bene distrarsi scrivendo qualche pensiero ed opinione. Nuovamente su Gossip Girl.
Ho visto le puntate fino a poco più avanti della metà della quinta stagione. Seguendo twitter ho letto qualcosina simpatica sull'inizio delle riprese della sesta, che sarà anche la stagione d'epilogo. Non mi spiace: non vedo l'ora di sapere come vada a finire!
Ci tengo a precisare d'essere entusiasta di questa serie televisiva. Sì, capisco che sia tratta da un libro e che dunque questa versione anno 2000 del Grande Fratello (sì, c'era un libro in proposito che fu scritto da George Orwell, 1984... scritto nel 1948) sia creatura del genio letterario che ha scritto il libro, ma non avendo io letto il libro non posso scindere i vari meriti tra serie TV e narrativa. Quindi, vuoi che sia merito dell'autrice dei libri, vuoi che sia merito dello staff televisivo... a me questo prodotto da schermo piace.
L'idea di questo Grande Fratello (insomma Gossip Girl) che sa tutto, osserva tutto, finge di non giudicare ma in realtà lo fa è interessante, e tutto l'universo che vi è intorno è ben costruito e funziona bene.
Se non si trattasse di ricconi che danno feste ed il cui nome sia stato letto da qualche parte un po' da chiunque, forse non avrebbe avuto lo stesso successo. Ed il fatto che i protagonisti dei pettegolezzi frequentino la stessa scuola ha senso, perché così si crea un target di lettori che conoscono (anche se magari solo di vista) i protagonisti degli articoli.
Ed infatti, terminato il liceo, invce di occuparsi degli alunni rimasti a scuola, tentando di seguire all'università i vecchi protagonisti, GG ha un piccolo declino o diventa semplicemente un escamotage per spingere qualche situazione che altrimenti non avrebbe forse neanche avuto luogo. Ha senso. Apprezzo quando ci si pongono domande e le si risponde in modo intelligente.
Poiché tratta di ricconi, GG mi ha sempre fatto pensare dall'inizio a Hanayori Dango, un fumetto giapponese di Yoko Kamio. Anche lì, scuola frequentata solo da ricconi, e per strani motivi tra questi ricconi riescono ad accedere alla scuola un paio di proletari (in GG solo i fratelli Humphry sono più poveri, ma neanche troppo). In GG però se c'è una domanda ci si trova una risposta, se c'è una incongruenza prima o poi si scopre che sotto c'era uno scandalo che però è stato infangato... ed i personaggi sono umani e studiati.
Nel fumetto citato i soldi sono solo una scusa ed un espediente per tirare alle lunghe la storia. Un fumetto bellissimo e che consiglio a tutti (io l'ho adorato), ma più infantile e con meno riflessioni dietro la stesura dell'opera. Questo intendo.
C'è da fare anche un altro parallelo. In Hanadan la protagonista è una, povera e sfigata, con comprimari/antagonisti un gruppo di ragazzi (tutti uomini) superbelli e super ricchi. In GG le principali attrici sono due ragazze, ed in genere a tutto il gruppo principale è dato sufficiente spazio. Il protagonista non è uno, ma un gruppo.
Nel post che ho scritto in precedenza riguardo GG, dicevo qualche mia opinione sui personaggi. Adesso vorrei aggiungere dell'altro.
Partiamo da Dan Humphry. Io lo trovo troppo vuoto. In realtà non è il personaggio a non essere approfondito. E' che non c'è niente da approfondire. Una lista di stereotipi che cammina. Lo reputo uno stupido. Inizialmente facevo il tifo per lui perché mi faceva piacere che Serena fosse felice, ma in seguito mi è risultato solo antipatico. Tutte che gli sbavano dietro. Ma perché? Capisco che sia bono, ma non mi sembra questo sfavillante ragazzo che tutte possano desiderare al fianco se non per una notte di follie.
Nate Archibald lo chiamano tutti bravo ragazzo. A me sembra solo che ragioni il 90% del tempo con la testa inferiore e sia un finto ingenuo. Però va benissimo perché riveste principalmente ruoli da comprimario anche quando in teoria è il protagonista della vicenda. E' un personaggio meno forte (intendo come impronta al tutto).
Chuck Bass. Il re. E' lui il vero protagonista della serie.
Blair Waldoorf, adorabile e perfetta. Il mio personaggio femminile preferito sin da subito.
Serena Van der Woodsen non la stimo principalmente. Le due protagoniste (Blair e Serena) stanno benissimo insieme, per cui se io sono bandiera-Blair non posso essere bandiera-Serena. Anche se con le ultime scelte della stagione cinque Blair lascia un po' a desiderare...
Una cosa insopportabile di Serena è che si fa troppe pippe, agisce poco e quando fa qualcosa scappa... e se prova a non scappare (cosa che inizia a fare solo dalla quinta stagione) non fa altro che rovinare tutto. Che pasticciona!
Jenny e Eric? Mah, ad un certo punto spariscono. Vanessa idem. E ora ci sono le due Charlie, volevo dire Lola e Heidi... (o forse è Ivy, mi sembra fosse scritto così sul biglietto del teatro)
Una cosa simpatica è che ho nonotato che il doppiatore di Chuck ha doppiato Shinji Ikari di Evangelion. Fico. Però Chuck ha molto più fascino nella versione originale, con voce di Ed Westwick.
Blair e Serena non mi piace molto la voce che hanno nella versione originale. Blake Lively (Serena) ha una voce troppo da ragazzina, mentre nella versione italiana ha un tono più da giovane donna... la trovo migliore e più in sintonia col personaggio. Per Blair preferisco l'italiana ma quella originale non è tanto male!
Dan in italiano mi piace perché quando parla sembra sempre un po' scemo. In inglese invece ha una voce a dir poco fantastica e molto sexy (che stanno bene con l'attore perché è un bel ragazzuolo, ma non stanno bene col personaggio perché il personaggio è un idiota!).
Di Nate ho guardato solo pezzettini di video in tedesco quindi non saprei fare paragoni di voci tra italiano e inglese... ho trovato tanti spezzoni Blair-Chuck ma null'altro.
Del doppiaggio tedesco meglio evitare di parlare ^^
Chuck ha la voce dell'unico doppiatore tedesco meno peggio, tutti gli altri sono fatti a turno dai soliti altri 2 non bravi. Idem le donne. Blair e Serena hanno due doppiatrici (credo) e il resto se ci sono 5 femmine in scena le doppia la stessa persona (e se inquadrano Chuck mentre le 5 gli parlano, sembra che solo una abbia fatto un monologo LOL).
Personalmente trovo impossibile seguire un film o una serie in tedesco (se è doppiata), perché la carenza di doppiatori rende impossibile capire chi ha detto cosa. Per non parlare della mancanza di sincronia tra bocca aperta e bocca chiusa che spesso avviene!
Anche per questa volta ho sfogato abbastanza le mie idee. Restate sintonizzati per le prossime opinioni :)

Se vuoi recuperare qualcosa devi chiederti perché l'hai fatta sparire

Se vuoi recuperare qualcosa devi chiederti perché l'hai fatta sparire.
E se la risposta è che vuoi continui ad essere sparita, allora bene: non devi recuperarla.
Sono giunta a questa conclusione mentre scendevo la lista dei post del mio vecchio blog. Adesso nessuno può più visitarlo. Non l'ho cancellato ma l'ho resto nascosto e non vi si può accedere se non tramite il mio account.
Perché mai?
Ormai era diventato una specie di monumento commemorativo della - chiamiamola così - mia vecchia vita e vetrina di tutte le esperienze che mi hanno segnata dal 2005 in poi.
Scorrevo la lista dei post pensando che forse tra i vari post vi erano anche degli articoli interessanti da riproporre su questo blog affinché sia ancora possibile leggerli. Ma la cosa non è così semplice perché ho sempre avuto l'abitudine di non mettere le etichette in modo sistematico e perché i titoli dei post quasi mai avevano a che fare col contenuto.
Quel blog è davvero un diario. Adesso vorrei concentrarmi principalmente sulla mia ricerca artistica, su informazioni interessanti da commentare e divulgare, e sul fumetto e l'arte.
Certo, i miei pensieri e la mia vita sono e saranno sempre un elemento insostituibile e basilare per quel che raccoglierò qui sopra, ma penso di voler avere una linea di azione più professionale e tematica.
Speriamo di riuscirci.

Tuesday, July 3, 2012

Saggistica e Opinioni - Qualcosa che scrissi sul fumetto

Spulciando tra le cartelle del computer, cercando di fare pulizia eliminando - se mai ci riuscissi - vecchi file, ho trovato alcuni file word piuttosto interessanti.
Ho studiato molto il fumetto, ho letto numerosi saggi, ho letto fumetti.
Ed ho anche scritto in proposito. Vuoi che fosse per un forum, per un blog o per la tesi di laurea... ci ho prodotto anch'io qualcosa. Quando mi capita di rileggere mi vengono i brividi. Certo, qualche frase è ispirata da discorsi più ampi che ho approfondito su libri scritti da altri, ma la maggior parte delle parole e della punteggiatura è stata posta l'una dietro l'altra dalla sottoscritta. E resto a mia volta sorpresa non ricordando quanto sia piacevole ed interessante il testo che ho scritto.
Ho deciso di proporre qualche pezzetto anche sul blog.
Questo brano è un rimaneggiamento di altri testi che scrissi quando frequentavo il primo triennio dell'università, ed è a sua volta l'introduzione ad un ennesimo altro mio scritto sempre riguardante il fumetto come mezzo di comunicazione e di educazione.

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 Spesso, la sera prima di addormentarmi, o sul treno, o in metropolitana, leggo un albo a fumetti.
A volte, alla fine della lettura, medito sul senso di quello che ho letto: ammiro le soluzioni grafiche dei disegnatori e quelle narrative degli sceneggiatori, vado a riguardare le pagine con le sequenze di maggior impatto emozionale, dopodiché chiudo l'albo e lo ripongo con cura ...dove capita in attesa che mi venga voglia di riporlo sull'apposito scaffale.
Io stessa, nel momento in cui voglio comunicare qualcosa, vedo apparire nella mia mente le immagini come fossero le vignette di un fumetto. Sequenza dopo sequenza.
In una società come la nostra, abituata alla comunicazione di massa, ai messaggi pubblicitari e non pubblicitari veicolati attraverso canali sempre più multimediali, si sente dire spesso che si sta perdendo il senso della lettura: si leggono pochi libri e pochissimo i quotidiani e in questa pochezza spicca il recente fenomeno dei quotidiani distribuiti gratuitamente in alcune grandi città d’Italia.
Questo scenario è solo parzialmente negativo: infatti se da un lato si corre il rischio di “disabituarsi” alla lettura pura e semplice a discapito di una visione di insieme delle informazioni che ci giungono, dall’altro si impone un affinamento delle capacità di “leggere il mondo”, ossia, come afferma Giovanni Genovesi “recuperare in pieno l’etimo del termine lettura il cui significato si è reso unilaterale nel tempo per ragioni storiche [....] che determinarono il primato del linguaggio scritto su qualsiasi altra forma di comunicazione”. Leggere significa quindi dare una struttura ad una serie di informazioni di per sé anarchiche. In altre parole l’educazione deve portare a compimento il suo fine ultimo, operando dei cambiamenti sociali educendo delle capacità dagli educandi.
Il fumetto, come tutto il resto può o non può essere veicolo educativo al pari degli altri mezzi di comunicazione di massa.
Attraverso il fumetto è possibile portare avanti delle idee, delle posizioni, dei messaggi, nello stesso modo con cui lo fanno i libri, i quotidiani, ma anche la televisione e la radio: può o non può veicolare un certo tipo di messaggio al destinatario, a seconda delle intenzioni del mittente, al pari degli altri mezzi di comunicazione di massa.
Importanti sono stati i rapporti che il fumetto ha intrattenuto negli anni con gli altri linguaggi della comunicazione di massa, in particolare con il cinema, del quale è considerato quasi un possibile cugino e col quale si influenza vicendevolmente in un piacevole incontro-scontro. La possibilità di sfruttare inquadrature dinamiche e la stesura della sceneggiatura li rendono quasi complementari.
Probabilmente il fumetto nasce quando l’uomo delle caverne, prima ancora che venisse inventata la scrittura, tentava di riprodurre con disegni sulle pareti di roccia, le pareti della sua dimora, le sue avventure di guerra e di caccia.
L’uomo imparò prima a disegnare e poi a scrivere, o meglio imparò a scrivere attraverso il disegno, basti pensare ai geroglifici egiziani. Insomma, arrivando ai giorni nostri, una lunga storia di cui il fumetto, nella sua forma di espressione immediata e semplice è riuscito ad essere frequentemente non solo un mezzo di comunicazione quasi universale, ma anche una forma di espressione della cultura e della tradizione dei suoi autori.
Il fumetto è teoria (la narrazione) e pratica (il disegno) insieme. Il fumetto è arte invisibile[1]. Esso si basa sulla creatività del lettore persino più che sulla creatività degli autori stessi, facendo leva sui punti di forza narrativi ed utilizzando il margine come suo elemento caratterizzante.
Ed è sì un mezzo di comunicazione, ma anche un forte alleato dell’educazione. Può essere utilizzato all’interno di percorsi pedagogici o come testo complesso da analizzare.
Per definire il fumetto come strumento educativo, mi avvarrò di parole non mie: “I temi affrontati in queste pagine sono una piccola parte del grande tesoro nascosto nei meandri di una forma narrativa che riesce a esprimere con la sua versatilità immagini, sensazioni, pensieri, messaggi, conoscenze, saperi. Chi non ha mai letto fumetti non è un lettore completo, e oggi può essere tranquillamente definito analfabeta di un medium dei nostri giorni, come sta accadendo per l’informatica e altre tecnologie che creano problemi a chi non le conosce.
Per un insegnante non conoscere il fumetto non significa solo voler rinunciare a un mezzo che potrebbe essergli di grande aiuto nella didattica, ma diventa anche un problema di impossibilità di potersi confrontare integralmente con i propri alunni poiché invece di porsi verso la conoscenza di altri linguaggi preferisce nascondersi dietro ai pregiudizi. Del resto atteggiamenti di questo tipo sono ricorrenti: è accaduto ai disegni animati, ai fumetti, ai videogiochi, a internet e continuerà ad accadere a tutto ciò che per la scuola è nuovo e diverso. [...] La civiltà si è raggiunta cambiando. Tutto ciò che è nuovo è prodotto dalla civiltà. Per criticarlo o apprezzarlo bisogna prima conoscerlo.[2]
Queste parole sono più che vere ed ho avuto il modo di rendermene conto di persona.
Mi trovavo a casa di un’amica di mia madre. L’amica ha una figlia che allora frequentava la prima media, ero lì in attesa del termine della chiacchierata delle due mamme e mi offrii di darle una mano coi compiti. Tra un esercizio e l’altro, scoprimmo alcuni interessi comuni nonostante gli anni di differenza. Tra questi, alcune letture che anche io avevo fatto anni prima e l’intramontabile produzione a fumetti Disney.
Doveva analizzare alcune fiabe secondo le sfere d’azione individuate da Propp ed era indecisa sull’assegnare alcuni ruoli a certi personaggi. Sfogliai quel libro per ripassare quelle nozioni che quasi avevo dimenticato. Erano anni che non prendevo in mano un libro di antologia. Era abbastanza diverso da quello che utilizzai io in prima media. Sul mio libro non c’erano i fumetti. Anzi, c’erano ma erano delle strisce molto vecchie e poco attuali, analizzate nel peggior modo possibile e come se non fossero al medesimo livello di un quotidiano, un libro di narrativa o una canzone. Le tavole che trovai su questo nuovo libro di antologia, invece, erano tavole molto recenti di nemmeno una decina di anni prima. Tra le tavole, anche una tratta dall’albo PKNA#0 – Evroniani.
La ragazzina rimase colpita da come, guardando di sfuggita la tavola, le sapessi dire anche chi fosse il disegnatore. Lessi le attività correlate e le trovai interessanti e ragionate. Chi aveva realizzato quel libro aveva fatto delle scelte oculate ed aveva integrato bene il fumetto con le altre forme narrative.
La ragazzina mi disse che la professoressa aveva saltato quei capitoli dedicati al fumetto perché non ne capiva nulla e non voleva metterci il naso.
Come è possibile?
Quando andavo alle scuole medie, la professoressa d’italiano raccomandava a tutti di comprare il Giornalino e di leggerlo in ogni sua parte: dalle rubriche della posta ai fumetti. E, soprattutto, di leggere la Divina Commedia che in quegli anni era pubblicata a puntate all’interno della rivista, sotto forma di fumetto.
La professoressa in questione non era però molto ferrata sull’argomento “fumetto”. Era solo un modo per farci avvicinare alla letteratura attraverso l’immagine, più facile e semplice da capire. Anche se anni fa non me ne rendevo conto.
Il fumetto può essere il primo passaggio verso una lettura più impegnata ed impegnativa, come l’esempio della Divina Commedia a fumetti, ma se ne distacca e diventa un prodotto “difficile” se lo si vuole analizzare di per sé, proprio come linguaggio specifico . Limitandosi all’analisi del contenuto, l’individuazione delle sfere d’azione e la risposta a semplici domande può ritenersi esaustiva; ma, se si vuol analizzare il fumetto ricercando figure retoriche ed artifici letterari, si deve necessariamente analizzare il disegno e l’aspetto grafico.
Che sia questa duplicità del fumetto a spaventare gli insegnanti?
Forse no. Forse quel che spaventa del fumetto è la sua forza di mettere in moto la creatività che “diventa essenziale nei processi di ristrutturazione e formazione di modelli altri perché libera da prigioni concettuali, cambia i punti di vista.”[3] Insomma mette in moto il cervello e favorisce il comprendere.
Date queste premesse nei confronti del fumetto in quanto mezzo di comunicazione e possibile alleato della didattica, ecco una bella “guida al comprendere” i fumetti: curiosità, caratteristiche generali e inviti all’analisi.
Affinché il fumetto possa essere apprezzato da tutti come mezzo di comunicazione educativo.


[1]
Scott McCloud, “Capire il fumetto. L’arte invisibile” (ed. or. “Understanding comics. The invisible art”, Kitchen Sink Press, 1993), Torino, Vittorio Pavesio Production, 1996.
“Vedete quello spazio tra le vignette? È quello che nei fumetti si chiama «margine». E, nonostante la semplicità del termine, il margine ospita molta della magia e del mistero che sono nel cuore stesso dei Fumetti! Qui, nel limbo del margine, l’immaginazione umana prende due immagini separate e le trasforma in un’unica idea. Tra le due vignette non vediamo nulla, ma l’esperienza ci dice che deve esserci qualcosa. [...] Ogni atto che il disegnatore affida alla carta è aiutato e istigato da un complice muto. Un socio paritario nel delitto noto come lettore. In quest’esempio posso aver disegnato un’ascia che viene sollevata, ma non sono quello che l’ha lasciata cadere o che ha deciso con quanta forza colpire, o chi ha gridato, o perché. Quello, caro lettore, è stato il tuo crimine personale.”


 [2] Gianna Marrone, “Il fumetto tra pedagogia e racconto. Manuale di didattica dei comics a scuola e in biblioteca.”, Latina, Tunué, 2005.

[3] Corso di Pedagogia e didattica dell’arte A.A. 2006/2007 di Donella Di Marzio

Saturday, June 23, 2012

Pensieri - L'arte mi insegue?

Sì, beh... ci ho messo un pochino a riuscire a trascinarmi nella doccia, dopo il ritorno dal lavoro. Ero a pezzi. Sono a pezzi. Non credo il lavoro fosse il motivo della mia debolezza e stanchezza, almeno non il principale. Ritengo si tratti in parte anche del caldo che è arrivato (e che io, a dispetto delle mie origini, non riesco a sopportare), del föhn o di non so che altro.
Ad ogni modo, quel che volevo raccontare è che, nella doccia, mentre mi accingevo a prendere il flacone del sapone ho guardato verso la base. Ho visto i flaconi nell'angolo della cabina doccia, nel centro c'erano i miei piedi, delle goccie d'acqua e dell'acqua che scorreva.
Così come ho visto questa immagine, quel che ho pensato è stato: "Dov'è il telefono devo fare una foto", poi mi sono resa conto che il telefono, o qualsivoglia altro apparecchio per fissare questa immagine non era a portata di mano, e quindi ora c'è solo uno sbiadito ricordo nella mia testa.
Le luci, le ombre, la composizione piedi-flaconi-basedoccia... non lo so cosa ci fosse ma c'era qualcosa. Qualcosa di artistico. E come sempre quando vedo qualche immagine di questo tipo mi blocco a fissare, e poi mi rendo conto che sorrido.
Mah!
Mi è successo anche un'altra volta, credo poco più di un mese fa, fissando una finestra. In quella occasione ho fatto una foto dal cellulare. Ma non so perché, avrei voluto poter essere libera di esprimermi anche con altri mezzi. Un'altra volta ho provato a disegnare la medesima finestra. Ma la luce era diversa, il mio stato d'animo probabilmente pure... e l'angolazione e tutto... quella stessa finestra non era la medesima finestra.
Potrei andare avanti per ore ma mi fermo qui.
E spero di conservare il ricordo di quella immagine della doccia ancora a lungo. Era davvero un pezzo d'arte.

Friday, June 22, 2012

Recensione - Gossip Girl

Non si tratterà di una vera recensione ma, come al solito, di una serie di miei pensieri ed impressioni a riguardo.
Mi accingo a guardare l'ultima puntata della seconda stagione.
Ricordo di aver visto sullo schermo televisivo, quello vero, una o due puntate. O forse neanche per intero. Orario ed impegni non mi hanno mai fatta restare più di una volta vicino lo schermo. E poi devo aggiungere che non sono mai stata grande ammiratrice dello schermo, se non di quello del computer. Strano, ma vero.
Tornando a Gossip Girl, una scena che ricordavo e che non appena ho rivisto ho ricordato immediatamente è proprio nella seconda stagione: quando Chuck vorrebbe acquistare il palazzo del bar in cui Vanessa lavora e riceve un pomodoro sulla giacca.
Un'altra scena che ricordo era una festa o qualcosa del genere in un locale. Non sono certa se si tratti di qualche scena al Victrona (o come si chiama quel locale che Chuck acquista nella prima stagione e rivende verso gli inizi della seconda) o se è qualche festa che si svolgerà nelle puntate che ancora devo vedere.
Ricordo solo che c'era Chuck Bass che scendeva dalla sua limousine parcheggiata avanti al locale.
Simpaticamente, entrambe le scene hanno Chuck Bass come protagonista. E devo dire che è il personaggio che più mi piace della serie.
Poi mi piace Blair. Più che altro mi piace l'attrice: è supercarina. Ed i suoi abiti, nonostante abbiano un gusto da bambolina di porcellana e se li indossasse qualcuno nella vita reale mi verrebbe da ridere.
Serena invece non ha per niente stile nel vestire... e spesso non sembra neanche fare davvero parte del gruppo di protagonisti, quasi un personaggio secondario.
Dan, a parte che forse è il ragazzo più bello che si aggira nel cast (insomma, l'attore è figo) (se la gioca con Chuck, ma Chuck è affascinante il personaggio, oltre che ad avere un viso non male l'attore... Dan invece è proprio bello l'attore!), nel 99% dei casi sembra un comprimario che sale sulla scena a fare da protagonista giusto per movimentare l'azione. Nella prima stagione inteneriva, poi perde molto sia come carisma che come attendibilità e come spessore. Fa delle stupidaggini.
Nate non mi piace. Si atteggia a santo ma è peggio di Chuck... ovunque va deve rimorchiare?!
Vanessa appena apparsa in scena mi aveva fatto una buona impressione, ma in realtà appena si è iniziato a delineare il suo personaggio e si è capito che sarebbe rimasta a lungo in scena... ho iniziato a sperare tornasse da dove è arrivata!
Jenny, era carina e positiva, poi di nuovo invisibile, poi comprimario, a volte è sempre in scena nonostante non abbia ruoli rilevanti ai fini della storia...
Chi manca?
Eric, è un personaggio che è in scena solo quando serve che faccia qualcosa.
Le gallinelle della scuola, anch'esse comprimari utili solo ai fini della storia.
E Giorgina?

Non ho neanche iniziato a parlare dei genitori!
Però credo che i personaggi meglio elaborati e presentati siano Blair, Chuck e Serena. Anche se Serena mancherebbe di smalto. Dan credevo fosse a tutto tondo ma non lo è ancora del tutto.
Anche il personaggio di Dorota è ben lavorato.

La cosa che mi piace molto, però, è la regia e la sceneggiatura.
E' una bella serie per ragazzi, sarei curiosa di sapere com'è il libro.

Pensavo però che il copione, nonostante funzioni, è un po' troppo aperto e libero: i personaggi cambiano in continuazione. Certo, ci si potrebbe scusare dicendo che gli adolescenti sono in crescita e mutano... ma è proprio una bandiera in balia del vento! Non ci vedo molti punti fissi.
Sembrerebbe che non mi piaccia: invece ne volevo scrivere proprio perché negli ultimi giorni non posso farne a meno!

Ritengo sia una bella serie, da vedere.

Sunday, June 17, 2012

Pensieri - Ascoltando una canzone

Un'amica mi ha fatto ascoltare questa canzone. Stavo seguendo il testo mentre ascoltavo la melodia.
Una parola: bello.



Once in a house on a hill
A boy got angry
He broke into my heart

For a day and a night
I stayed beside him
Until I had no hope

So I came down the hill
Of course I was hurt
But then I started to think

It shouldn't hurt me to be free
It's what I really need
To pull myself together
But if it's so good being free
Would you mind telling me
Why I don't know what to do with myself



There's a bar by the dock
Where I found myself
Drinking with this man
He offered me a cigarette
And I accepted
'Cause it's been a very long time
As it burned 'till the end
I thought of the boy
No one could ever forget

It shouldn't hurt me to be free
It's what I really need
To pull myself together
But if it's so good being free
Would you mind telling me
Why I don't know what to do with myself

To pull myself together
But if it's so good being free
Would you mind telling me
Why I don't know what to do with myself

To pull myself together
But if it's so good being free
Would you mind telling me
Why I don't know what to do with myself.

Pensieri - Scimmioni in costume

Non avevo un titolo migliore per questo post.
Non ho avuto internet per qualche giorno. Le idee per scrivere si sono accavallate, ma alla fine non ho scritto nulla offline da poter copiaincollare. Scriverò qualcosa di nuovo prendendo spunto da alcune pagine che ho appena guardato.
Ho ricevuto alcune mailing list di eventi riguardanti il fumetto in Italia.
Inviti a partecipare a gare di cosplay per qualificarsi a questo o quell'altro grand prix che si terrà all'estero, rappresentando ufficialmente l'Italia.
E poi tra le varie mostre, c'è una mostra con tema la Bonelli a Pontecagnano.
E indovinate cosa c'è in programma? Gara di Cosplay.
Oh sì, perché il target di una gara di cosplay è esattamente lo stesso di quello che parteciperebbe a una mostra sulla Bonelli e a un ciclo di conferenze ed incontri con gli autori italiani.
Lo sappiamo bene che tutti quei Naruto in giro per le gare di cosplay sono divoratori dei volumetti di Mister No. Sì, certo. Come se un Naruto qualunque sapesse anche cosa fosse Mister No. O Nathan Never. O Magico Vento. O Zagor. O Legs. O Nick Raider.
Dylan Dog e Tex non li cito perché almeno per sentito dire sono certa sappiamo tutti di cosa si stia parlando. E forse anche Jonathan Steel non è così sconosciuto, visto che se non erro ci fecero una serie a cartoni animati che avrà girato un pochino sui teleschermi del fumettaro medio che abbia circa la mia età.
Tornando al punto, non capisco davvero cosa ci faccia una Gara di Cosplay in un programma di mostra/evento bonelliano. A meno che non sia a tema bonelliano e chi vi partecipi debba interpretare i panni di un personaggio della casa editrice. Sarebbe quantomeno simpatico ed interessante.
Ok, forse in realtà neanche le righe riguardo i giochi di ruolo sono esattamente al loro posto.
Da un lato capisco che alla fine il gruppo di persone che si occupa di fumetto, dalle nostre parti (sebbene io ormai viva tutt'altra parte), sono più o meno sempre le solite 4 che si reincontrano ogni finesettimana a tutte le fiere e fierucole della zona, ma...
Io la vedo giusto come una specie di miele per attirare quante più api possibili in zona e poter gonfiare i numeri delle presenze alla mostra.
Però a parer mio si sarebbero fatte più presenze curando altri aspetti ed evitando che si sovrappongano gruppi che partecipano alla mostra come pretesto per far cose che non hanno nulla a che vedere con le tematiche principali dell'evento.
Sarò noiosa, sarò all'antica, ma sebbene io non sia una assidua lettrice di fumetti Bonelli penso che non bisogna fare un grande insalatone misto giusto per raggiungere numeri. Bisogna vedere la qualità.
Che ce ne facciamo di 10mila presenze ad una mostra sul fumetto nostrano, se 9mila9centonovanta sono lì per caso solo per dare sfogo di narcisismo coi loro costumi mal cuciti, mal curati e terribilmente poco fedeli a ciò che vorrebbero rappresentare? E soprattutto, che senso ha intitolare un evento L'Audace Bonelli - L'avventura del Fumetto Italiano se poi si presentano attività che ben poco hanno a che fare col fumetto italiano?
E non ditemi che gli italiani si classificano sempre a buoni posti nelle competizioni internazionali. E' una cazzata che col fumetto ha poco a che fare.
E devo dire che mi ritengo anche colpevole di aver, ormai parecchi anni fa, iniziato al cosplay molti piccoli innocenti che nulla sapevano di fumetto e cosplay, ma che poco ci hanno messo ad imparare 4 cose e riempirsi la bocca, ed a loro volta hanno iniziato altri... e in altrettanto poco tempo si sono montati sempre più la testa in modo esponenziale.

Io ritengo che il mio bellissimo mondo di carta si sia semplicemente marcito.
La carta bagnata se non asciugata per bene può fare una brutta fine. Già.

Ed ora che ho dato sfogo alla mia negatività vorrei vedere se trovo qualche foto o qualche informazione da chi probabilmente ha preso parte all'evento. Con la speranza di ricredermi e scoprire che è stato curato meglio di quel che immagino io.

Friday, June 1, 2012

Artistical - Una grigliata sull'Isar

Stavamo aspettando che i ragazzi finissero di cucinare, e intanto si sgranocchiavano arachidi. La mia attenzione è stata catturata dal paio di scarpe di una mia amica. Trovo questa foto piuttosto poetica, romantica e con un qualcosa di triste.
Eppure, è semplicemente una bellissima foto!

Tuesday, May 22, 2012

Pensieri - Il Google di oggi

Carico una delle pagine più visitate del mondo. Che trovo?
Non so bene, ho pensato ad una pedaliera da chitarra nonostante fosse una specie di tastiera o altro strumento. Però fa musica.

Intanto la prima semifinale di Eurovision è appena terminata. Adoro i Jedwards, sono così carinissimi.

Friday, May 18, 2012

Artistical - La luce del mattino

Era una mattina di qualche giorno fa. Forse due settimane fa. Io lo so che giorno fosse, ma un po' di mistero male non fa.
C'era una luce stupenda. La luce non è mai la stessa. Cambia.
Ma soprattutto, le sensazioni che si provano nel vederla, riflessa su tutto ciò che ci è intorno, sono piuttosto uniche ed irripetibili.
Ho afferrato il cellulare, d'istinto, ed ho cercato di inquadrare quegli elementi che mi davano quella sensazione particolare. Non so, quella mattina ero felice.
Come al solito, quando si vuole scattare una foto con il cellulare si finisce col ruotare lo schermo in modo anomalo finché non si è soddisfatti di cosa c'è nell'inquadratura. E si scatta. Ed immancabilmente la foto ha una rotazione simpatica.

The Calm and Happyness after a Stormy Night by ~Siemgirl on deviantART
Con un'altrettanto simpatica cornice la si è ruotata. Ovviamente, non tutti possono carpire quello che questa foto inquadra. E soprattutto, la mia vena artistica ultimamente sta dando un po' di matto. Credo di avere una attitudine artistica molto forte, e sto cercando di incanalarla in qualcosa di interessante non solo per me, ma anche per altri.
Vorrei rendere i miei pensieri più fruibili, ecco. Ritengo ne valga la pena. Ho una bella testa, munita di un cervello.

Monday, May 14, 2012

Pensieri - Hey there Delilah

   Questo brano è molto bello. Dolce, poetico... viene proprio dal cuore.
Spensierato, giovane, mi ricorda me stessa e quel che pensavo qualche anno fa.

Hey there Delilah
What's it like in New York City?
I'm a thousand miles away
But girl, tonight you look so pretty
Yes you do
Times Square can't shine as bright as you
I swear it's true

Hey there Delilah

Don't you worry about the distance
I'm right there if you get lonely
Give this song another listen
Close your eyes
Listen to my voice, it's my disguise
I'm by your side

Oh it's what you do to me

Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
What you do to me

Hey there Delilah

I know times are getting hard
But just believe me, girl
Someday I'll pay the bills with this guitar
We'll have it good
We'll have the life we knew we would
My word is good

Hey there Delilah

I've got so much left to say
If every simple song I wrote to you
Would take your breath away
I'd write it all
Even more in love with me you'd fall
We'd have it all

Oh it's what you do to me

Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me

A thousand miles seems pretty far

But they've got planes and trains and cars
I'd walk to you if I had no other way
Our friends would all make fun of us
and we'll just laugh along because we know
That none of them have felt this way
Delilah I can promise you
That by the time we get through
The world will never ever be the same
And you're to blame

Hey there Delilah

You be good and don't you miss me
Two more years and you'll be done with school
And I'll be making history like I do
You'll know it's all because of you
We can do whatever we want to
Hey there Delilah here's to you
This ones for you

Oh it's what you do to me

Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
Oh it's what you do to me
What you do to me

Monday, April 23, 2012

Recensione - Lezioni spirituali per giovani fumettari

E poi, finalmente, arrivò questa recensione. La avevo promessa ad alcuni amici. Gli stessi che, nel momento in cui mi accorsi che codesto libro era in vendita sul bancone della fumetteria, lessero con me alcune righe della prefazione e rimasero incuriositi. Però, alla fine sono io la grande lettrice di saggi su tutto ciò che c'è intorno al fumetto, e fu mio l'acquisto e la lettura.
Tempo 2, forse 3 giorni ed il volume giunse alla sua conclusione. Iniziai a rendere pubblico il mio parere in proposito, sconsigliando l'acquisto a tutti i miei amici.
Ma andiamo con ordine.

Emiliano Mammucari, l'autore, è una persona che stimo, di cui riconosco le capacità e che ebbi modo qualche anno fa di conoscere di persona. Fu un incontro bellissimo organizzato dalla fumetteria sotto casa. Ci divertimmo tantissimo.
Beh, quell'Emiliano Mammucari di cui, se fatta una ricerca su internet, sarebbe in grado chiunque di trarre maggiori notizie in proposito in caso volesse, ha scritto un libro.
Il titolo del libro è quello riportato anche nel titolo del post: Lezioni spirituali per giovani fumettari.

Quando ho preso tra le mani il libro, era già uscito da un po'. Eppure non lo aveva letto nessun mio conoscente a cui potessi sul momento chiedere. Dai, il nome dell'autore era un chiaro segnale di garanzia, e la prefazione lo confermava in modo indiscutibile. Una frase che mi ha molto colpita è quella in cui si riconoscono ad Emiliano due talenti: il disegno e la scrittura.
Sul disegno sono molto d'accordo.
Sulla scrittura, avrei qualche appunto.
Ho seguito discontinuamente il suo blog, lo trovo interessante, pieno di spunti, simpatico, fresco... e sicuramente per scrivere un blog non c'è bisogno di talenti eccessivi nello scrivere, basta non compiere errori grossolani e la lettura diventa piacevole.
Che non mi si fraintenda! Sto cercando di arrivare per gradi al motivo del mio disappunto col libro che ho acquistato e letto.

Il contenuto del libro è interessante, ma per nulla interessante. Per chi non avesse la benché minima idea di cosa sia una persona che si occupa di fumetti... oh, è la Bibbia!
Per chi invece come me ha frequentato scuole e se ne interessa da almeno un anno, probabilmente non hai bisogno di spendere soldi per un libro per sapere quelle quattro nozioni basilari che senti ripetere da chiunque ad ogni fiera di fumetto, su uno a caso dei milioni di blog di cui la rete è piena, o sparse e in modo più approfondito su numerosi altri libri che ne trattano.
Cosa ha, allora, di speciale questo libro?
Beh, ha messo su carta quelle voci di corridoio che tutti sanno e dicono, ma che non si sa quale sia la fonte. Almeno, prossimamente, se voglio sparare su qualcosa potrò aggiungere alla mia frase "Come riportato sul libro tal dei tali a pagina X, questa cosa che dico è documentata". Ed allungare di un rigo la bibliografia di qualsivoglia articolo io voglia scrivere sulla tematica fumetto.
Scherzi a parte, davvero ottimo il riassumere insieme tutte quelle nozioni sparse e che tutti sanno per sentito dire ma nessuno sa quanto siano affidabili e veritiere.
Ho trovato però il libro davvero solo un insieme di frasi di sentito dire e poco approfondimento. Sapevo già tutto, ecco. Nulla di nuovo. E purtroppo il formato ed il titolo non credo attirino il suo vero pubblico (i newbie per così dire), ma attiri coloro ad un livello già avanzato, che probabilmente non apprezzeranno lo scritto se non in quanto una voce per la bibliografia come dicevo poc'anzi.
Troppo semplice. Per ragazzini, forse?

Ed ora il vero tasto dolente. La cosa peggiore. Il motivo per cui non avrei mai voluto acquistare questo libro, ed invece l'ho pagato... ed anche piuttosto caro, considerato quante poche pagine lo compongano e come sia realizzata l'edizione.
Perché?
Direi che, se anche qualche errore di battitura, di grammatica e di ortografia può scappare a chi scrive, nel momento in cui una casa editrice pubblica qualcosa non è ammissibile che sull'albo stampato se ne trovino ancora. Con i soldi che io pago a chi mi vende il libro, dovrei automaticamente pagare qualcuno che ha letto il libro prima che venga stampato, no?
Che siano libri o fumetti, odio gli errori. Potrei passarci sopra se si tratta di un blog scritto velocemente per comunicare qualcosa, un twitter, un salutino su facebook... ma un libro. Un libro!
No. Inammissibile.

Artistical - Portrait of Alessandra and Me

D'istinto, ridistrubuendo alcuni ggetti che già erano sul letto ed aggiungendovene di nuovi e significativi. Ispirata dalla sciarpa e dalle discussioni al momento in atto.

Ecco, una sorta di landscaping casereccio. Un autoritratto di me e la mia amica Alessandra.
C'è tutto ciò che ci rappresenta. Sia esteriormente che interiormente.

Wednesday, April 18, 2012

Pensieri - Il profumo

Il profumo della carta.
La carta stampata. Il suo profumo. Il profumo dell'inchiostro impregnato in essa.
E poi, un misto di colla, alcool, acqua e polvere.
L'odore delle terre.
Il piacere di lasciarsi inebriare dalle sensazioni.
Toccare i materiali.
Questo è essere artisti.

Camminavo e sentivo questi odori pervadermi le narici.
Li ho seguiti, ho cambiato quattro metropolitane. Sono uscita, l'aria era fredda. Umida. Il cielo grigio. Ha piovuto. Ha ripreso a piovere.
Un passo dopo l'altro velocemente e senza controllo.
In mano un blocco di schizzi ed una matita. Nella tasca la gomma.
Un dettaglio, un insieme, un momento da riprendere. Una serie di colori e di sensazioni.

Saturday, April 7, 2012

Recensione - A town where you live


E' uscito un po' di tempo fa. Io per ovvi motivi l'ho iniziato da poco ed ho letto tutti i volumi fino ad ora disponibili, otto.
Si tratta di una commedia romantica il cui protagonista è un ragazzo liceale.
Dal primo volume son rimasta piuttosto delusa dall'incipit. L'ho trovato molto forzato. Una scusa banale per dare il via ad una storia qualsiasi in cui c'è un lui, una lei, ed un gruppo di amici. Poi per fortuna il tutto si è ripreso.
Haruto vive in un paese di campagna presso Hiroshima. Yuzuki è una ragazza nata e cresciuta a Kyoto il cui padre ha origini nello stesso paese in cui Haruto vive. Per oscure ragioni, Yuzuki si trasferisce a casa di Haruto per frequentare il liceo del paese.
Eh? Cosa!?
Sì, inizia così. Nulla di più stupido per chiudere il fumetto dopo le prime tre pagine, no?
Eppure, chi la dura la vince, e io in genere mi impegno sempre per leggere. Ok, diciamo nella maggior parte dei casi.
Vi sono degli sviluppi carini. Più avanti si chiarisce anche il motivo del trasferimento di Yuzuki, che in qualche modo è accettabile. Poteva semplicemente essere meno frettoloso e irrealistico dall'inizio.
A favore di tutto, però, la narrazione è ottima ed i disegni anche sono molto belli seppure semplici.
Fino a circa il volume 6 vi è un primo ciclo narrativo, dal settimo si sviluppa un secondo nucleo narrativo. L'ottavo volume contiene sviluppi che non mi lasciano molte aspettative potive e mi hanno un po' delusa. Diciamo che mi aspetto d'essere sorpresa bene, altrimenti diventa una storia un po' banale così come un po' era sembrata all'inizio.



A town where you live, di Kouji Seo, edito da GP Publishing.

Monday, March 26, 2012

Recensione - Strobe Edge #1 #2

Si dia il via a questo blog.
Sperando che non muoia su sè stesso come altri blog che ho iniziato a curare e poi ho abbandonato a metà dell'opera.
Questa volta inizio trattando le mie ultime letture, e mi propongo di scrivere qualcosina a proposito di tutto ciò che leggerò in futuro ed anche provare ad andare a ritroso scrivendo qualcosa su letture precedenti.Voglio trattare un manga di recente uscita. Mentre fermentavo l'idea del blog e delle cose da scrivere dopo aver letto il primo volume, è stato pubblicato anche il secondo volume, per cui le mie opinioni sono leggermente cambiate rispetto al volume precedente.
La trama è piuttosto semplice: la protagonista, Ninako, non ha esperienze in amore ed ha da poco iniziato il liceo. La vita scolastica scorre tranquilla con le amiche e col suo amico d'infanzia che, quale originale trovata per uno shouj manga, è innamorato di lei da tempo immemore. Ninako ed il suo gruppetto hanno un simpatico hobby a scuola: fissare il ragazzo più figo e popolare della scuola, Ren. Per una serie di fortunate coincidenze si ritrova a chiacchierare con il famoso Ren, stringendo amicizia e scoprendo quei sentimenti strani che tutte le ragazzine rincorrono.
Affiorano già dal primo volume alcuni tri-quadriangoli amorosi.
Di più non dico perché qualcuno potrebbe non averlo ancora letto ed esserne interessato.
Ed ora qualche mia considerazione personale. Dopo la lettura del primo volume avevo una certa aspettativa. I disegni e la narrazione sono molto buoni, non vedevo l'ora di avere tra le mani il secondo volume. Delicata e dolce la storia, mi aspettavo colpi di scena ed evoluzioni.I bianchi ed i neri sono equilibrati ed il tratto chiaro, essenziale ma dettagliato.
Insomma: a me piace!
Per quanto riguarda il secondo volume, come detto avevo una certa aspettativa. La trama non è invece andata oltre il classico dello shoujo manga. Diciamo che non ha decollato più di tanto. E' la solita, o una delle tante commedie scolastiche che a momenti fanno sussultare il cuore ed a momenti fanno sorridere. Triangoli e intrecci amorosi, famiglie con più o meno problemi, ragazzini con le loro domande sul mondo e sulla vita... gli ingredienti ci sono.
E chissà che il terzo volume non porti qualche innovazione nella narrazione.
C'è da dire, però, che nonostante si attenga molto alle regole dello shoujo, almeno non utilizza forzature o trovate troppo irreali per mandare avanti la storia. E' tutto molto credibile e realistico.
Strobe Edge, opera di Io Sakisaka, è edito da Planet Manga.
Strobe Edge